domenica 17 marzo 2024
Leggo da mesi sul web, non tanto nei titoli quanto fra le righe, cose che due anni fa mi sarebbero parse incredibili. Che la Norvegia teme di avere troppo poco tempo per preparare una difesa contro un eventuale attacco russo. Che i Paesi Baltici stanno costruendo una sorta di linea Maginot lungo il confine con la Russia, a rallentare un’offensiva terrestre. Che, annuncia il ministro della Difesa tedesco, la Germania ha bisogno di un Esercito in grado di combattere, e occorre farlo capire alla popolazione. La faccia di cui parlo oggi è la mia, nello specchio dell’ingresso di casa, appena spento il pc. Negli occhi vedo uno smarrimento, un peso che due anni fa non c’era. Galleggia una domanda impronunciabile: possibile? Si parla, davvero, di una possibile guerra in Europa? Ma se esco e vedo gente o salgo su un tram, sento che tutti discutono d’altro: di bollette, di prezzi, o della settimana bianca, o della Ferragni. Questo parlare d’altro un po’ mi tranquillizza, ma non del tutto: e se, in realtà, non volessimo sapere? A sera il finestrino nero del metrò mi rimanda ancora come uno specchio la mia faccia. Non solo le rughe delle mie private preoccupazioni; ho negli occhi un’inquietudine, come se il mondo mi stesse scivolando sotto ai piedi. Lieta, in fondo, di essere vecchia. Ma, i ragazzi, e i bambini? Ho un’altra faccia, da qualche mese. Ma pare non se ne accorga nessuno.
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