Il coro pontificio della Cappella Sistina
Addio alla Commissione Ecclesia Dei, voluta per facilitare la piena comunione con i sacerdoti e le comunità legate alla Fraternità fondata dall’arcivescovo scismatico Marcel Lefebvre. La decisione arriva da papa Francesco con il Motu proprio reso noto oggi dalla Sala Stampa vaticana che ingloba i compiti della Commissione, oggi impegnata su questioni «di ordine prevalentemente dottrinale», come viene specificato, all’interno della Congregazione per la dottrina della fede dove è costituita un’apposita “Sezione”. Il ruolo della Commissione era stato ampliato da Benedetto XVI che l’aveva incaricata di vigilare su istituti e comunità religiose che avevano aderito alla possibilità di utilizzare l’antico Messale (e rito) romano promulgato da san Pio V e nuovamente edito da san Giovanni XXIII.
In contemporanea la Sala Stampa vaticana ha diffuso un secondo Motu proprio di papa Bergoglio che inserisce la Cappella musicale pontificia, la rinomata schola cantorum conosciuta nel mondo come il coro della Cappella Sistina, all’interno dell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche pontificie. Di fatto il famoso coro perde la sua autonomia, in particolare amministrativa. E responsabile della Cappella musicale diventa monsignor Guido Marini, attuale maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, mentre la gestione è affidata all'arcivescovo Guido Pozzo che viene nominato da Francesco sovrintendente all’economia della stessa Cappella. Pozzo era l'attuale segretario della soppressa Pontificia Commissione Ecclesia Dei e in passato è stato anche elemosiniere di Sua Santità. La scelta del Papa appare come una risposta ai problemi economico-finanziari riferiti dalla stampa negli scorsi mesi e poi confermati dalla Sala Stampa vaticana che aveva comunicato l’avvio di un’indagine voluta dal Pontefice in cui erano stati chiamati in causa il direttore amministrativo Michelangelo Nardella e il direttore del Coro della stessa Sistina, monsignor Massimo Palombella. Fra le ipotesi un uso «disinvolto» degli introiti dei concerti, indirizzati in un conto presso una banca italiana.
Tornando alla Pontificia Commissione Ecclesia Dei, istituita da Giovanni Paolo II nel 1988, il Motu proprio di papa Francesco spiega che da oltre trent’anni «ha assolto con sincera sollecitudine e lodevole premura al compito di collaborare coi vescovi e coi dicasteri della Curia Romana» per favorire l’incontro con i lefebvriani «che desideravano rimanere uniti al successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, conservando le proprie tradizioni spirituali e liturgiche». Con il Motu proprio Summorum Pontificum del 2007 di Benedetto XVI che ha consentito l’uso del Messale di san Pio V la Commissione aveva visto estendere il suo ruolo «vigilando sull’osservanza e sull’applicazione delle disposizioni stabilite». E nel 2009 sempre papa Ratzinger aveva riorganizzato la struttura per «renderla più adatta alla nuova situazione venutasi a creare con la remissione della scomunica dei quattro vescovi consacrati senza mandato pontificio». Da allora, evidenzia il Motu proprio di Bergoglio, «le questioni trattate dalla medesima Pontificia Commissione» sono state «di natura primariamente dottrinale» e Benedetto XVI «l’ha più organicamente legata alla Congregazione per la dottrina della fede». Nel 2017 lo stesso Dicastero vaticano ha chiesto che il dialogo tra la Santa Sede e la Fraternità sacerdotale San Pio X venisse condotto direttamente dalla Congregazione. Una proposta che un anno fa è stata accolta nella sessione plenaria del Dicastero. Adesso papa Francesco fa propria la richiesta e sopprime la Commissione Ecclesia Dei assegnando i suoi compiti alla Congregazione per la dottrina della fede, «in seno alla quale verrà istituita una apposita “Sezione” impegnata a continuare l’opera di vigilanza, di promozione e di tutela fin qui condotta» da Ecclesia Dei.
Un articolo dell’Osservatore Romano chiarisce che la soppressione di Ecclesia Dei non vuol dire che si interrompe il cammino verso un rientro dell’intera Fraternità dei lefebvriani sotto forma probabilmente di una prelatura, come quella concessa all’Opus Dei. «Mutano le condizioni e le circostanze, ma – scrive il quotidiano della Santa Sede – il dialogo continua con la Fraternità sacerdotale San Pio X fondata da monsignor Marcel Lefebvre e con quanti lo avevano seguito aderendo alla sua proposta spirituale e liturgica. Ormai, il nucleo principale di questo dialogo è costituito da questioni prevalentemente dottrinali». Secondo l'Osservatore Romano, «non si tratta quindi di una soppressione tout court, ma di un trasferimento di competenze». «Ciò significa – conclude l’articolo – che sono stati fatti passi in avanti nella comunione e quindi il Motu proprio attuale offre un implicito riconoscimento alla Pontificia Commissione che con i suoi sforzi e la sua attività ha portato a termine i propri compiti».
Riguardo alla Cappella musicale pontificia, coro attualmente composto da venti cantori adulti stabili e da circa trentacinque ragazzi cantori, i Pueri Cantores, il Motu proprio di Francesco ricorda che «fin dalla sua antica fondazione e lungo i secoli» l’ensemble «brillò nella storia» come «alto luogo di espressione artistica e liturgica a servizio delle solenni celebrazioni dei Pontefici inizialmente entro la splendida cappella da cui prese il nome, quindi nell’ambito della Basilica di San Pietro». Nel documento si sottolinea che oggi la Cappella è ancorata alla Prefettura della Casa Pontificia, godendo «tuttavia di autonoma amministrazione». Ora, su disposizione di Bergoglio, l’organismo viene inserito nell’Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, «quale specifico luogo di servizio alle funzioni liturgiche papali e nel contempo a custodia e promozione della prestigiosa eredità artistico-musicale prodotta nei secoli», si legge nel testo. E si procede alla nomina del responsabile della Cappella musicale chiamato a «guidare tutte le attività e gli ambiti liturgico, pastorale, spirituale, artistico ed educativo» e alla nomina del sovrintendente all’economia. Nel Motu proprio si stabilisce che monsignor Marini dovrà anche «redigere uno Statuto proprio della Cappella».