mercoledì 17 gennaio 2024
Nell'udienza generale Francesco ha parlato del demone di un uso distorto del sesso, che sta sempre alla porta del cuore. Il rischio è la "cosificazione" delle persone, che può portare a esiti estremi
Il Papa mentre fa la sua catechesi

Il Papa mentre fa la sua catechesi - ANSA

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Il cristianesimo non è sessuofobo, ma fin dal tempo degli antichi Padri ha insegnato che, «dopo la gola, il secondo “demone” che sta sempre accovacciato alla porta del cuore è quello della lussuria, chiamato in greco porneia». Pertanto «il piacere sessuale è minato dalla pornografia: soddisfacimento senza relazione che può generare forme di dipendenza». Lo ha detto il Papa oggi, 17 gennaio nella catechesi del mercoledì dedicata appunto al vizio capitale della lussuria.

«Nel cristianesimo - ha spiegato Francesco - non c’è una condanna dell’istinto sessuale. Un libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici, è uno stupendo poema d’amore tra due fidanzati. Tuttavia, questa dimensione così bella della nostra umanità non è esente da pericoli. In sostanza, la lussuria è «dopo la gola, il secondo “demone” che sta sempre accovacciato alla porta del cuore». E «mentre la gola è la voracità nei confronti del cibo, questo secondo vizio è una sorta di “voracità” verso un’altra persona, cioè il legame avvelenato che gli esseri umani intrattengono tra di loro, specialmente nella sfera della sessualità». Bisogna guardarsi dunque da «una gestione malsana della sfera sessuale», perché la lussuria può avere conseguenze molto negative «anzitutto perché devasta le relazioni tra le persone». Con un riferimento implicito ai femminicidi il Papa ha infatti proseguito: «Per documentare una realtà del genere è sufficiente purtroppo la cronaca di tutti giorni. Quante relazioni iniziate nel migliore dei modi si sono poi mutate in relazioni tossiche, di possesso dell’altro, prive di rispetto e del senso del limite? Sono amori in cui è mancata la castità: virtù che non va confusa con l’astinenza sessuale, bensì con la volontà di non possedere mai l’altro».

In altri termini, «amare è rispettare l’altro, ricercare la sua felicità, coltivare empatia per i suoi sentimenti, disporsi nella conoscenza di un corpo, di una psicologia e di un’anima che non sono i nostri, e che devono essere contemplati per la bellezza di cui sono portatori. La lussuria, invece, si fa beffe di tutto questo: depreda, rapina, consuma in tutta fretta, non vuole ascoltare l’altro ma solo il proprio bisogno e il proprio piacere; la lussuria giudica una noia ogni corteggiamento, non cerca quella sintesi tra ragione, pulsione e sentimento che ci aiuterebbe a condurre l’esistenza con saggezza. Il lussurioso cerca solo scorciatoie: non capisce che la strada dell’amore va percorsa con lentezza, e questa pazienza, lungi dall’essere sinonimo di noia, permette di rendere felici i nostri rapporti amorosi».

La seconda ragione per cui la lussuria è un vizio pericoloso, ha spiegato ancora il Pontefice, è che «tra tutti i piaceri dell’uomo, la sessualità ha una voce potente. Coinvolge tutti i sensi; dimora sia nel corpo che nella psiche; se non disciplinata con pazienza, se non iscritta in una relazione e in una storia dove due individui la trasformano in una danza amorosa, essa si muta in una catena che priva l’uomo di libertà. Il piacere sessuale è minato dalla pornografia: soddisfacimento senza relazione che può generare forme di dipendenza».

Ecco dunque che «la battaglia contro la lussuria, contro la “cosificazione” dell’altro, può essere un’impresa che dura tutta una vita. Però il premio di questa battaglia è il più importante in assoluto, perché si tratta di preservare quella bellezza che Dio ha scritto nella sua creazione quando ha immaginato l’amore tra l’uomo e la donna. Quella bellezza che ci fa credere che costruire una storia
insieme è meglio che andare a caccia di avventure, coltivare tenerezza è meglio che piegarsi al demone del possesso, servire è meglio che conquistare. Perché se non c’è l’amore, la vita è triste solitudine». Invece, ha aggiunto a braccio, «quanti Don Giovanni ci sono in giro». Chiaro il riferimento al mito del seduttore seriale.

Diversa è invece la realtà dell'innamoramento. «Perché questo mistero accada, e perché sia un’esperienza così sconvolgente nella vita delle persone, nessuno di noi lo sa: è una delle realtà più sorprendenti dell’esistenza. Buona parte delle canzoni che si ascoltano alla radio riguardano questo: amori che si illuminano, amori sempre ricercati e mai raggiunti, amori carichi di gioia, o che tormentano fino alle lacrime. Se non viene inquinato dal vizio, l’innamoramento è uno dei sentimenti più puri». Attenzione, dunque, ha concluso il Pontefice, a non farlo deturpare dal demone della lussuria.

Nei saluti finali non sono mancati i riferimenti alla dolorosa attualità, soprattutto per le zone di conflitto. «Esprimo la mia vicinanza e solidarietà alle vittime, tutte civili, dell'attacco missilistico che ha colpito una zona urbana di Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ha detto innanzitutto Papa Francesco. «Le buone relazioni tra vicini non si costruiscono con simili azioni ma con il dialogo e la collaborazione». Quindi ha aggiunto: «Non dimentichiamo i Paesi che sono in guerra, non dimentichiamo l'Ucraina, la Palestina, Israele, non dimentichiamo gli abitanti della Striscia di Gaza che soffrono tanto. Preghiamo per le tante vittime della guerra, tante vittime. La guerra distrugge sempre. La guerra non semina amore, semina odio. La guerra è una vera sconfitta umana». «A tutti chiedo di evitare ogni passo che aumenti la tensione in Medio Oriente e negli altri scenari di guerra».

Un pensiero anche per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che inizia domani, 18 gennaio. Quest'anno ha per tema 'Ama il Signore Dio tuo e ama il prossimo come te stesso'. «Vi invito a pregare affinché i cristiani raggiungano la piena comunione e vengano unanimi testimonianze verso tutti, specie verso i più fragili».

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