Nei processi di nullità matrimoniale, la celerità e la misericordia non vanno confusi con un pregiudizio a favore della nullità stessa, ma bisogna discernere bene caso per caso. È questa la raccomandazione del Papa ai giudici della Rota Romana, ricevuti oggi, 25 gennaio, in udienza per l'inaugurazione del 95° Anno Giudiziario di questo tribunale vaticano. Un invito che si è intrecciato anche con l'altra notazione, secondo cui i giudici delle cause matrimoniali devono essere uomini di preghiera. «Senza preghiera - ha sottolineato in fatti Francesco - non si può fare i giudici, se qualcuno non prega per favore si dimetta, è meglio così». «Ricordiamoci sempre questo - ha quindi aggiunto -: il discernimento si fa 'in ginocchio', implorando il dono dello Spirito Santo: solo così si giunge a decisioni che vanno nella direzione del bene delle persone e dell'intera comunità ecclesiale. La preghiera del giudice è essenziale al suo compito, se non può pregare meglio che vada a fare un altro mestiere».
Il Pontefice si è poi soffermato sul requisito della maggiore celerità, introdotto con la riforma varata qualche anno fa. «L'abolizione del requisito di una doppia sentenza conforme nelle cause di nullità - ha ricordato -, l'introduzione del processo più breve davanti al Vescovo diocesano, nonché lo sforzo per snellire e rendere più accessibile l'operato dei tribunali, non devono essere fraintesi e mai deve venir meno l'esigenza di servire i fedeli con un ministero che li aiuti a cogliere la verità sul loro matrimoni». Francesco ha quindi ricordato che nel Motu proprio Mitis iudex Dominus Iesus (quello sulla riforma, appunto, ndr), «la finalità è di favorire non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno che una giusta semplicità, affinché, a motivo della ritardata definizione del giudizio, il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del proprio stato non sia lungamente oppresso dalle tenebre del dubbio».
Allo stesso modo, ha proseguito papa Bergoglio, «l’aver sottolineato l’importanza della misericordia nella pastorale familiare, come ho fatto in particolare con l’Esortazione apostolica Amoris laetitia, non diminuisce
il nostro impegno nella ricerca della giustizia per quanto riguarda le cause di nullità». Al contrario, ha notato, »proprio alla luce della misericordia verso le persone e le loro coscienze, è importante il discernimento giudiziale sulla nullità. Esso possiede un valore pastorale insostituibile e si inserisce armonicamente nell’insieme della cura pastorale dovuta alle famiglie. Si realizza così quanto affermato da San Tommaso d’Aquino: "La misericordia non toglie la giustizia, ma è una pienezza della giustizia"».
Perciò, seguendo le orme dei suoi predecessori, il Papa ha ribadito di aver voluto «che le cause di nullità del matrimonio vengano trattate per via giudiziale, e non amministrativa, non perché lo imponga la natura della cosa, ma piuttosto lo esiga la necessità di tutelare in massimo grado la verità del sacro vincolo: e ciò è esattamente assicurato dalle garanzie dell'ordine giudiziario».
In sostanza, ha concluso, «l'oggettività del discernimento giudiziale richiede di essere liberi da ogni pregiudizio, sia a favore sia contro la dichiarazione di nullità».