L’occasione del Giubileo per superare l’abisso dell’indigenza
mercoledì 22 maggio 2024

Guardano al futuro dell’Italia con la prospettiva del Giubileo le parole del Cardinale Zuppi pronunciate nell’introduzione alla 79esima Assemblea generale della Cei in Vaticano. Dietro la preoccupazione del presidente dei vescovi italiani c’è la consapevolezza della realtà sempre più difficile vissuta dal Paese. La frase che sintetizza la situazione - «è sempre più difficile uscire dall'abisso dell'indigenza» - è condivisa dai più.

Gli indicatori di ripresa economica, infatti, come l’occupazione in aumento e perfino la difficoltà di molti settori di reperire manodopera sono purtroppo bilanciate dai bassi salari, dalla precarietà diffusa, dallo sfruttamento, dai tassi di abbandono scolastico ancora troppo alti anche perché nel Paese che sogna mega ponti e grandi opere mancano i mezzi per raggiungere le scuole al 50% dei ragazzi che abbandonano lo studio.

Da molti anni le povertà croniche e quelle intermittenti, aggiunge Zuppi, si sono rafforzate, le disuguaglianze si sono estese e i nuclei familiari che oscillano tra il "dentro" e il "fuori" dalla condizione di bisogno sono sempre più numerose. In questo quadro sono i giovani le principali vittime dell’abisso di indigenza da cui è difficile uscire, privati di sogni e di certezze e di futuro. Non solo delusi dalla politica, ma allontanati dalla partecipazione anche al volontariato, quindi in sostanza privati della cittadinanza e sempre più spesso costretti a emigrare per diventare cittadini a pieno titolo di un'altra nazione che concede loro la possibilità di costruirsi un futuro. È questo lo scandalo che si reitera perché nessuno lo affronta e intanto il Paese si svuota di energie.

Sul destino dei “nati poveri” si parlava nel rapporto curato dalla Caritas del 2022, ricorrendo alla metafora dei “pavimenti appiccicosi” in cui i figli di famiglie a basso reddito restano intrappolati per generazioni. Ne occorrono ben cinque per risalire una scala sociale bloccata in un Paese dove aumenta solo la disuguaglianza e sei assistiti Caritas su 10 risultano “poveri intergenerazionali”.

Una situazione che non si ritrova negli altri Stati Ue, dove difficilmente chi non ha studiato mette al mondo figli che non potranno studiare fino al diploma o alla laurea.

Povertà che si aggrava anche per chi, sono soprattutto gli anziani, rinuncia a curarsi perché la sanità pubblica dopo troppe stagioni di tagli non è più in grado di assolvere ai propri compiti negando diritti costituzionali.

Problemi che si aggravano nelle aree interne, dove la politica con la visione di lungo periodo, quindi quella con la P maiuscola, latita da un pezzo e si stanno spopolando senza ritorno. Per trovare soluzioni, suggerisce il cardinale, non occorre solo accapigliarsi sull’efficacia o meno del reddito di cittadinanza. La Chiesa con i centri di ascolto che orientano e i servizi che si fanno carico delle situazioni più drammatiche - spesso purtroppo gli unici presenti sui territori - non farà mai mancare il proprio impegno, ma la politica e la stessa comunità non possono delegare. L’Italia deve assolutamente dotarsi di stabili misure salvagente per famiglie e persone rimaste senza reddito, ma il cardinale Zuppi va oltre parlando della promozione di azioni solidali e in definitiva di comunità più forti in grado di prendersi cura per non lasciare indietro nessuno.

L’Italia non vuole prendere consapevolezza, non ha ancora superato l’infausta stagione dell’aporofobia del disprezzo dei poveri, iniziata nel 2018 che ritorna nella voglia di rinchiudere il povero e il diverso, di escluderlo perché infastidisce.

Il cardinale Zuppi invita invece a cambiare strategia, a tornare all’accoglienza e alla solidarietà per ridare vita a comunità e territori per un’Italia che torni a essere accogliente, che non si rassegni allo spopolamento e al declino, le povertà più radicate. Che sappia cogliere le risorse anche dell’immigrazione, frase tabù per tanti politici sotto le elezioni, che è necessaria per far funzionare molti comparti e per pagare le pensioni e ripopolare l’Italia dei borghi svuotati e decadenti. Accoglienza e solidarietà diventano cioè strategiche per il rilancio, perché il benessere aumenta il Pil, soprattutto guardando all’orizzonte dl 2025, l’anno del Giubileo, in cui tutti potremo - questo l’augurio, questa la speranza - finalmente ricominciare da capo.

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