martedì 23 aprile 2024
Cosa mi aspetto dal futuro? Una cosa soltanto: spero tanto che l’Inter rimanga pazza
Lautaro Martinez festeggia il 20° scudetto dell'Inter

Lautaro Martinez festeggia il 20° scudetto dell'Inter - Ansa

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Mentre la mia Inter vinceva il 20° scudetto dov’ero? Dove potevo essere? In scena no. Ero in Valsusa, a un “festival dell’inclusione”, che hanno intitolato Si potrebbe poi sperare tutti in un mondo migliore. Vengo anch’io? No, tu no”. Ironia della sorte stavo recitando la mia “Jannacceide”. Omaggio al mio maestro Enzo Jannacci, milanista sfegatato, metteva il Milan tra le prime cose belle della vita. Con Enzo abbiamo vissuto tanti derby, uniti e divisi, a San Siro. Enzo l’altra sera mi avrebbe concesso il lusso che mi sono preso diverse volte: portarmi la radiolina dietro le quinte o in tasca sul palco per stare aggiornato sul derby minuto per minuto.

Ero così felice al fischio finale quando mi arriva un whatsapp di un collega attore con cui abbiamo cominciato insieme la carriera tanti anni fa e di cui non rivelerò il nome. Non lo nomino per un motivo semplice: perché vorrei regolare questa questione dal vivo e non da morto. Il messaggio del collega attore tuonava moraleggiante così: “Mentre il mondo si sbriciola per colpa del clima e dei criminali di guerra voi che fate? Ve ne state lì beati in tribuna a festeggiare e a ballare per uno scudetto... Vergogna!”. Finito di leggere ho provato trenta secondi di senso di colpa, immotivato, anche perché io oltre ad essere un pacifista nato ero lì sul palco a recitare in favore di tutti quei profughi che arrivano nel nostro Paese e che vengono abbandonati al loro destino. Poi mi sono ricordato che il collega attore è un milanista storico e allora mi sono messo a cantare, per lui e per quelli che in campo nel derby hanno aizzato la rissa finale, un classico dei Rox: “Bisogna saper perdere”. Il pubblico, anche quello milanista in sala, posso assicurare che ha applaudito.

A quell’amico attore ricordo che Pasolini diceva che “il calcio è l’ultima forma di teatro popolare” e allora io adesso ballo, recito e canto per la mia Inter e lo informo che lo fa anche il mio cane. Noi interisti per esperienza personale posso affermare che nella sconfitta abbiamo sempre mantenuto una certa dignità. Massima stima a Simone Inzaghi che in questi anni con noi ha anche perso e ha fatto suo il discorso di Al Pacino in Ogni maledetta domenica: “Quando si vince si vince tutti insieme, quando si perde si perde da soli”. Ringrazio Simone Inzaghi che ci ha divertiti e cosa incredibile e quasi folle divertendoci abbiamo pure vinto.

Questa seconda stella me la vedo luminosa in cielo che fa sorridere anche mia madre, alla quale quando vincemmo il triplete mantenni la promessa: portai la sciarpa nerazzurra sulla sua tomba al cimitero di Lambrate. Questo scudetto è del presidente cinese Zhang certo, ma anche del mio caro Presidente: Massimo Moratti. Perché per i tifosi in un mondo dove tutto cambia rimane sempre il 12° uomo. E i tifosi sono cresciuti con l’Inter di Massimo Moratti che nell’Inter ci ha messo sempre quella passione viscerale che solo un vero tifoso nerazzurro può capire.

Cosa mi aspetto dal futuro? Una cosa soltanto: spero tanto che l’Inter rimanga pazza. Perché la follia è la sua cifra di riconoscimento e noi gente di teatro lo sappiamo bene. Per amarla tanto, bisogna che rimanga sempre la stessa, la mia pazza Inter.

Testo raccolto da Massimiliano Castellani

Paolo Rossi

Paolo Rossi - Ansa

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