L'incontro tra Javier Milei e Elon Musk a margine della conferenza annuale del Milken Institute a Los Angeles - Ansa
Come promesso, sono arrivati in Brasile gli oltre mille terminali Starlink, impresa di internet satellitare, donati da Elon Musk. In particolare, allo Stato di Rio Grande do Sul, duramente devastato dalle alluvioni delle scorse settimane. Non sono mancate lodi e celebrazioni da parte di molti utenti sul “suo” X: «Grazie Musk!», «I soldi dello Stato appartengono alla popolazione, eppure non fa niente. Elon Musk che, invece, non ha nessun obbligo ha aiutato!». Un assist che arriva proprio mentre in Brasile è stata avviata un’indagine contro di lui. Lo scontro è con il giudice della Corte suprema, Alexandre de Moraes, che da anni è il nemico numero uno dell’ex presidente Bolsonaro. E, ora, anche di Musk. Il patron di X è stato incluso nell’inchiesta, aperta nel 2019 e affidata proprio a Moraes, sulle “Milizie digitali”, il gruppo che gestiva i social dell’ex presidente di estrema destra. Il team venne soprannominato “gabinete do odio” per la quantità di notizie false appositamente confezionate e la violenza degli attacchi contro gli oppositori del governo. Durante la seconda campagna elettorale, Moraes reagì alla disseminazione di fake news chiedendo l’oscuramento di siti e account sospetti. Musk ha sfidato la giustizia brasiliana annunciando sul suo profilo che rimuoverà le restrizioni contro i profili bloccati per volere di Moraes, e ha denunciato una «censura aggressiva» che «viola la legge e la volontà del popolo brasiliano». È subito partito l’applauso di Bolsonaro che lo ha definito un «mito della libertà». I rapporti tra i due si sono stretti nel 2022, quando Musk è andato in Brasile per lanciare Starlink, promosso come uno strumento per connettere le scuole rurali e migliorare il monitoraggio dell’Amazzonia. Il New York Times ha ricostruito che questo piano non si è mai concretizzato, ma Musk ne ha comunque beneficiato, riuscendo a immettere SpaceX in un mercato difficile.
Quello con Bolsonaro è stato il primo flirt di una svolta a destra che si fa sempre più intensa. Si è fin da subito schierato in favore del presidente argentino Javier Milei non appena è stato eletto, definendolo un «cambiamento positivo». Ma per uno degli imprenditori più ricchi del mondo, non è solo questione di stima. Il Paese sudamericano ha le più grandi riserve di litio al mondo dopo la Bolivia, fondamentale per le batterie delle sue Tesla. E il maxi-pacchetto di leggi proposto da Milei, al momento al voto del Senato, strizza l’occhio a Musk prevedendo consistenti benefici fiscali per gli investitori stranieri, specialmente nel settore minerario. A febbraio, Musk ha dato la propria pubblica approvazione anche a Nayib Bukele, ripubblicando e commentando con un «ha ragione» un video in cui il presidente salvadoregno dichiarava che in mancanza di qualcuno in grado di frenare la criminalità, gli Stati Uniti rischiano di trasformarsi in ciò che era El Salvador prima del suo arrivo. Occhi puntati anche verso il Messico, dove il governatore di destra di Nuevo León, Samuel García, è un suo fedele ammiratore. Da mesi, García assicura di aver raggiunto un accordo per la costruzione di una fabbrica Tesla a Monterrey. Per il momento, fa campagna elettorale a bordo di un cybertruck, , il nuovo pick-up elettrico firmato Tesla.