Papa Francesco con il vescovo Jan Sobilo, il presule latino che vive a Zaporizhzhia - Vatican Media-Jan Sobilo

Lo ha salutato in ucraino papa Francesco. «Christos Voskres! Cristo è risorto», ha detto il Pontefice al vescovo Jan Sobilo quando lo ha visto. «E sono rimasto sorpreso», racconta l’ausiliare della diocesi latina di Kharkiv-Zaporizhzhia che per la sua gente è soltanto il vescovo di Zaporizhzhia, la città dove vive sotto le bombe e a cinquanta chilometri dal fronte. Monsignor Sobilo è in Italia. E mercoledì ha incontrato il Papa al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro. «Gli ho portato il saluto e la riconoscenza di tutti gli ucraini che amano il Pontefice», dice. Al presule sono arrivati più volte gli “aiuti del Papa” attraverso l’elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, che anche in prima persona li ha consegnati a Zaporizhzhia. E il vescovo li ha distribuiti fin nei villaggi intorno alla linea del fuoco.

«Ho portato in Vaticano le sofferenze della nazione, le speranze di vittoria e i ringraziamenti per l’aiuto spirituale e materiale che la Santa Sede ci sta garantendo in questo anno di guerra», dice Sobilo. Da ieri il vescovo è in Sicilia per la “Settimana europea di Palermo” nella chiesa di Nostra Signora delle Nazione dove oggi sarà uno dei testimoni della tavola rotonda su “Guerra e pace” in Ucraina. Un Paese che si prepara alla controffensiva che a Zaporizhzhia potrebbe avere una delle grandi direttrici. «Sarà un’estate difficile e sanguinosa – dice ad Avvenire –. E noi comunità di Zaporizhzhia temiamo anche danni intenzionali o collaterali alla centrale nucleare della regione. Da credenti riponiamo la nostra speranza nella misericordia di Dio. Tutti facciano ciò che Dio ci chiede».