lunedì 29 aprile 2024
Sfogliando il calendario, gli esempi di spiritualità sono al 99 per cento quelli di sacerdoti, papi, badesse e fondatrici di congregazioni. Perché non pensare a un paradigma laico per gi sposi?
La "Settimana di spiritualità coniugale e familiare" che si è chiusa ieri a Palermo

La "Settimana di spiritualità coniugale e familiare" che si è chiusa ieri a Palermo

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La “Settimana di studi sulla spiritualità coniugale e familiare” giunta alla venticinquesima edizione, organizzata dell’Ufficio famiglia Cei che si è chiusa ieri a Palermo ha fatto un grande regalo a noi coppie credenti. Grazie ad alcuni esperti di salda cultura teologica – la docente di ecclesiologia Simona Segoloni Ruta (vedi qui), Gaia De Vecchi, docente di teologia morale (vedi qui), don Vito Impellizzeri, preside della Facoltà teologica della Sicilia - ma anche con il concorso di centinaia di famiglie – una saldatura cordiale che è il valore aggiunto di questi appuntamenti – è stato spiegato il significato di un concetto difficile, la “ministerialità coniugale”.

Depurata dal gergo ecclesiale – una tentazione in cui spesso cadiamo anche noi laici - e riportata alla bellezza e all’immediatezza del lessico familiare, l’espressione intende definire ruoli e compiti della coppia all’interno della Chiesa. E quindi: che posto occupano le persone sposate in quel grande mistero di salvezza che ci vede tutti in cammino verso l’amore del Padre? Siamo voce forte e irrinunciabile in quella meravigliosa armonia di carismi che è la Chiesa.

Lo specifico dei coniugi cristiani, gioia di unità e impegno responsabile per costruire il futuro, deve intrecciarsi virtuosamente con le altre vocazioni – preti, consacrati e consacrate, ma oggi anche i single che stanno diventando la maggior parte della popolazione – per costruire il bene per sé stessi e per la propria famiglia. E, così facendo, concorrere al bene della comunità, cioè di tutte le altre famiglie.

Rimane il problema di “vestire” quella specifica ministerialità con qualcosa che la caratterizzi e le faccia assumere una dimensione propria. Da 25 anni, da quando cioè, è partito l’esperimento della “Settimana di spiritualità”, cerchiamo di definire un nuovo modello di crescita nella fede per le persone sposate. E non è facile. Quali sono i modelli di spiritualità per mogli e mariti? I santi del calendario sono al 99 per cento papi, sacerdoti, mistici, monaci, badesse e sante vergini. E la loro spiritualità ascetica e disincarnata non si armonizza per nulla con lo stile di vita delle coppie dei nostri giorni. Sia perché c’è quella “pietra d’inciampo” che si chiama sessualità e che ancora la Chiesa fa fatica a conciliarla con le aureole dei santi, sia perché ritmi, impegni, pensieri, orari impediscono alle persone sposate, alle mamme e ai papà, di far proprie le riflessioni e le preghiere di chi vive secondo schemi diversi.

Se è vero che ogni vocazione dovrebbe mettere a fuoco percorsi specifici di spiritualità verso quel grande traguardo della vita beata che si chiama santità, dobbiamo fare in modo che il mistero di vita e d’amore del “noi” di coppia possa diventare, in tutte le sue espressioni profane ma non meno significative, silenziosa preghiera quotidiana, prassi d’ascesi e di liberazione spirituale senza formule preordinate, tipo liturgie delle ore. Perché nel fango della vita ordinaria la devozione laica andrebbe rivisitata e attualizzata, oltre schemi che non siano quelli dettati dal desiderio di aprire il cuore alla sete dell’infinito, senza imitare modelli esistenziali che non sono quelli delle persone sposate. Ci dobbiamo riuscire prima o poi. Anche se fossero necessarie altre venticinque “Settimane di spiritualità familiare e coniugale”.

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