mercoledì 8 maggio 2024
La cooperazione decentrata parte dal basso e promuove legami veri e personali tra comunità distanti geograficamente. «È uno strumento di pace» dice qui Christian Foti di "A proposito di Altri Mondi"
Dal Piemonte alla Guinea, quando a cooperare è la società civile

A proposito di altri mondi

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È fine novembre e una macchina varca le soglie di Almese, un paese della provincia di Torino, 6mila abitanti. Nell’abitacolo si alza un tifo da stadio. A bordo dell’automobile ci sono quattro persone che arrivano da Yende Millimou, un villaggio della Repubblica di Guinea (Africa occidentale), in visita in Italia per la prima volta. La loro gioia si scatena per il cartello di benvenuto ad Almese, su cui è scritto “Paese gemellato con Yendè Millimou”. Parole che nascono da un’amicizia forte, che coinvolge le autorità locali dei due paesi. Una vittoria che si ripete anche a pochi chilometri di distanza, con due territori uniti da un partenariato: Bene Vagienna, provincia di Cuneo, e Beindou, sempre Repubblica di Guinea. A legare questi territori è un progetto di cooperazione internazionale che punta al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni, con azioni di lotta alla malnutrizione e di investimento in opportunità educative e di istruzione. È una cooperazione che ha però una particolare caratteristica: è “decentrata”. Che cosa significa? Lo racconta qui Christian Foti, responsabile di “A proposito di Altri Mondi”, l’Ets (ente del Terzo Settore) che ha reso possibili il gemellaggio e il partenariato e che ha la gestione dei progetti. «La cooperazione decentrata è uno strumento di costruzione della pace, si basa sulla conoscenza reciproca di due comunità distanti geograficamente. Si lavora sulla relazione umana, ci si conosce e riconosce. I progetti concreti arrivano dopo». Secondo le definizioni ufficiali, la cooperazione decentrata ha l’obiettivo di «favorire la partecipazione attiva delle diverse componenti della società civile dei paesi partner nel processo decisionale finalizzato allo sviluppo sostenibile del loro territorio».

Gemellaggio

Gemellaggio - A proposito di altri mondi


Nel caso di Yendè Millimou e Beindou in Repubblica di Guinea, le necessità sul territorio sono di avere alimenti più ricchi di sostanze nutritive, accedere più facilmente a beni di prima necessità e includere le donne nei processi decisionali. Per avere un supporto nell’affrontare queste sfide, nel 2016 l’Ong guineana Resadel ha chiesto la collaborazione di “A proposito di altri mondi”. «Eravamo già stati in Guinea nel 2011, all’inizio della nostra storia come associazione – ricorda Christian Foti –. La nostra realtà era appena nata, furono anni travagliati e non realizzammo molto, solo qualche progetto di sostegno umanitario che aveva ben poco di cooperativo. Poi scoppiò l’epidemia di ebola e noi non riuscimmo più ad intervenire». Negli anni successivi “A proposito di altri mondi” cresce, matura, e nel 2016 l’amicizia tra i due territori si rinsalda. «Insieme alla Ong Resadel abbiamo deciso di riprendere le promesse che ci eravamo fatti anni prima». Inizia così l’iter del progetto che ha poi portato al gemellaggio e che ha alcune caratteristiche tipiche della cooperazione decentrata, almeno di quella vissuta in “A proposito di altri mondi”. «Prima c’è sempre una visita in loco insieme al partner locale e un incontro con le istituzioni che ni centrali per capire quali siano le necessità del territorio e quali i piani e le politiche già esistenti – spiega Foti –. Passiamo poi alla conoscenza del piano cooperativo locale, cioè i comuni, i villaggi, le singole persone con cui costruire il progetto. Solo a questo punto si possono progettare le azioni, sempre insieme al partner locale. Gli eventuali dipendenti sul territorio sono tutti locali». Insomma, continua Foti, «la cooperazione decentrata prevede che un’associazione come la nostra sia semplicemente facilitatrice di meccanismi che avverrebbero normalmente se le popolazioni partner avessero un normale accesso alle risorse». È uno degli approcci che può aiutare a scardinare quel meccanismo, è ancora il rischio di alcuni progetti di cooperazione, per cui la comunità con più risorse si considera la salvatrice di una comunità con meno risorse, un approccio che può portare a uno squilibrio di potere e a una mancanza di ascolto. L’equilibrio è invece possibile, rimarca Foti, «se al centro si mette la relazione».

Gemellaggio

Gemellaggio - A proposito di altri mondi

Dopo otto anni, i risultati ci sono. Un lavoro sulla filiera della coltivazione del riso ha portato le popolazioni ad avere alimenti più ricchi di proprietà nutritive. Ai consigli comunali di Yendè Millimou e Beindou ora partecipano anche le donne, che stanno fondando cooperative per migliorare le condizioni di vita dei loro paesi. «Tutte azioni ideate da chi vive sul territorio, cioè da chi ha una conoscenza impareggiabile della situazione. Noi implementiamo le loro intuizioni», specifica Foti. I fondi per i progetti arrivano dalla presidenza del Consiglio dei ministri e dalla Regione Piemonte, si lavora tramite bandi. Quando sono arrivati il gemellaggio e il partenariato ufficiali, l’obiettivo è diventato anche legare due società civili diverse e lontane. Cosa avvenuta appunto a fine novembre, con le visite delle due delegazioni guineane che sono state accolte in provincia di Cuneo proprio dai cittadini di Almese e Bene Vagienna. Il programma è stato ricco, tra cene comunitarie, visite ad aziende agricole locali, una gita a Torino e alcune lezioni all’Università. «Abbiamo voluto mostrare loro qualcosa di prossimo, semplice e motivante. Ci sono stati momenti molto intensi che solo l’incontro autentico può creare», specifica ancora Foti, che ride mentre lo racconta. L’associazione “A proposito di altri mondi” è capofila di progetti contro la malnutrizione anche in Senegal e Repubblica democratica del Congo e ha diversi progetti in Italia, diretti in particolare al territorio di Cuneo.

Che cosa si impara, dopo tanti anni di attività? «Tantissimo, ovviamente – conclude Foti –. Ma se devo dire una sola cosa, ho imparato ad avere pazienza e a rallentare le aspettative. Possono passare settimane prima di avere le approvazioni burocratiche per fare partire un progetto e anni per poter partire e andare a visitare un territorio. Ho scoperto la preziosità del tempo. Per fare bene, devo saper attendere».

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