mercoledì 3 aprile 2024
Il Brent supera quota 89 dollari. Gli aumenti rafforzati dalle tensioni internazionali, dalla continuazione dei tagli Opec, dai dati positivi sulla produzione cinese e dalla speculazione
Petrolio in aumento. Gli Usa puntano a fare scorte

Ansa

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Le quotazioni petrolifere continuano la loro corsa a livello internazionale, confermandosi in netto aumento dopo le festività pasquali. In Italia nuovo aggiustamento all'insù anche sui listini dei prezzi consigliati dei maggiori marchi, mentre restano poco mosse le medie nazionali dei prezzi praticati alla pompa. Il Brent è quotato a 89 dollari, il Wti con consegna a maggio passa di mano a 85,21 dollari. L’aumento dei prezzi del petrolio è rafforzato dalle aspettative di una riduzione dell'offerta causato dai tagli Opec (che si è impegnata ad estendere i tagli alla produzione fino a fine giugno), dagli attacchi alle raffinerie russe e dai dati positivi sulla produzione cinese che riflettono le prospettive di miglioramento della domanda.

L’aumento dei prezzi del petrolio, determinato anche da fattori speculativi, ha seguito peraltro l'impennata generale delle materie prime, in particolare dell'oro, con gli investitori che si sono precipitati a comprare beni rifugio. "A far salire il prezzo del petrolio – spiega Bjarne Schieldrop, analista di Seb - è un mercato ristretto a causa della debole crescita della produzione americana di shale oil e della fermezza dell'Opec+" sui tagli alla produzione. Secondo l'analista, tutti questi fattori possono portare a "un calo delle scorte" e sostenere di conseguenza i prezzi del greggio.

Pesa sui prezzi anche la posizione Usa, che nel 2023 si sono confermati primo produttore mondiale di greggio. Washington prevede di ricostituire entro la fine del 2024 le proprie riserve strategiche di petrolio, stando a quanto annunciato dalla segretaria all'Energia Jennifer Granholm. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva annunciato l'utilizzo delle riserve strategiche (Spr) per abbassare il prezzo del petrolio, una mossa che era stata criticata dai repubblicani. Tra settembre 2021 e luglio 2023, gli Stati Uniti hanno prelevato circa 274 milioni di barili, portando l'Spr al livello più basso degli ultimi 40 anni. Washington ha istituito la riserva negli anni '70 come strumento di emergenza dopo la crisi energetica del 1973. Da giugno 2023, nel momento in cui i prezzi delle commodity sono tornate sotto il livello di guardia, il governo ha iniziato a riacquistare petrolio per riempire le riserve. Nei nove mesi successivi, secondo la US Energy Information Administration (Eia), l'SPR è aumentato di circa 14,7 milioni di barili. "Entro la fine di quest'anno torneremo sostanzialmente al punto in cui saremmo stati senza vendite", ha detto Granholm.

Negli ultimi sei anni consecutivi gli Stati Uniti hanno prodotto più petrolio di qualsiasi altra nazione in qualsiasi momento. La produzione di petrolio negli Stati Uniti, compreso il condensato, è stata in media di 12,9 milioni di barili al giorno nel 2023, superando il precedente record statunitense e globale di 12,3 milioni di barili al giorno, stabilito nel 2019. Lo scorso dicembre è stato toccato il record di produzione media mensile Usa con oltre 13,3 milioni di barili al giorno. Dopo l'impennata immediatamente successiva all'invasione russa dell'Ucraina, dallo scorso autunno i prezzi internazionali del petrolio sono rimasti relativamente stabili. I produttori che fanno parte dell'Opec+ a inizio marzo hanno esteso i tagli di 2,2 milioni di barili al giorno nel secondo trimestre per sostenere i prezzi.

Saudi Aramco, società statale dell'Arabia Saudita, ha recentemente annullato il piano di aumentare la capacità produttiva a 13,0 milioni di barili al giorno entro il 2027. Insieme, Stati Uniti, Russia e Arabia Saudita rappresentano il 40% (32,8 milioni di barili al giorno) della produzione globale di petrolio nel 2023. I tre Paesi hanno prodotto più petrolio di qualsiasi altro dal 1971 (contando la produzione nella Federazione Russa del Unione Sovietica prima del 1991). In confronto, gli altri tre maggiori Paesi produttori - Canada, Iraq e Cina - messi insieme hanno prodotto 13,1 milioni di barili al giorno nel 2023, poco più di quanto prodotto nei soli Stati Uniti.

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