mercoledì 27 marzo 2024
Dopo le dispute sui dazi, prosegue il muro contro muro sul commercio e il settore del Big Tech tra Usa e Cina. Xi ospita i top manager americani: «Cooperiamo per avere vantaggi reciproci»
Cina contro gli Usa alla Wto: «Sussidi illegali sui veicoli elettrici»

Reuters

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Se gli equilibri del commercio globale si giocano e si giocheranno sempre più sul dualismo Usa-Cina, il tema della transizione energetica e delle nuove tecnologie è destinato ad essere sempre più al centro della partita. Le dispute sui dazi, la grande strategia americana di “decoupling”, con la separazione della propria economia da quella dei rivali d’Oriente, la sfida per l’accaparramento delle materie prime del mondo tech sono tutti elementi di uno scenario che nemmeno il vertice tra Joe Biden e Xi Jinping dello scorso novembre, tutto giocato sul filo della “convivenza strategica”, è riuscito a rendere meno teso. Prova ne è, da ultimo, la doppia mossa che Pechino ha messo a segno nelle ultime ore: da un lato il ricorso formale all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro quelli che considera sussidi «discriminatori» da parte degli Stati Uniti sui veicoli elettrici, dall’altro l’incontro dello stesso presidente cinese Xi con un folto gruppo di imprenditori americani, un incontro maturato mentre tra i partner commerciali della Cina crescono i timori che Pechino stia investendo pesantemente nel settore manifatturiero per superare il profondo rallentamento del suo settore immobiliare, con la conseguente capacità in eccesso di offerta di suoi beni e un potenziale dumping sui mercati internazionali.

Insomma, dualismo sugli scenari geo-politici a parte, come quello su Taiwan, è sempre l’economia, compreso il comparto dell’intelligenza artificiale, a creare potenziali attriti tra Washington e Pechino, con il settore dei veicoli elettrici diventato, in particolare, uno dei campi di battaglia chiave nella transizione verde globale. Secondo Pechino, il ricorso alla Wto è stato presentato per sostenere un mercato equo per i produttori automobilistici cinesi e per l'industria globale. Nel mirino della Cina resta l’Inflation Reduction Act, promulgato da Biden nell’agosto 2022 e concepito per domare l'inflazione e investire nelle industrie nazionali, promuovendo al tempo stesso la transizione degli Stati Uniti verso l'energia pulita. La legge, che prevede miliardi di dollari in crediti d’imposta per sostenere l’acquisto da parte dei consumatori Usa di veicoli elettrici e la produzione di energia rinnovabile da parte delle imprese americane, richiede tra l’altro che i veicoli elettrici siano sottoposti all'assemblaggio finale in Nord America per poter beneficiare dei sussidi.

«La Cina è fermamente contraria», la posizione del ministero del Commercio cinese, che parla di «politiche discriminatorie» per l’esclusione dai sussidi dei veicoli «provenienti dalla Cina e da altri membri del Wto». «Tali esclusioni – prosegue Pechino – distorcono la concorrenza leale, interrompono le catene industriali e di fornitura globali e violano i principi dell'Organizzazione come il trattamento nazionale e il trattamento della nazione più favorita».

Oltre alla produzione di batterie agli ioni di litio e ai pannelli solari, Pechino punta a sfruttare il settore dei veicoli elettrici come nuovo motore di crescita e di esportazioni. Le spedizioni cinesi di veicoli elettrici hanno avuto nel 2023 un balzo del 77,6% annuo. Ma il boom potrebbe non durare per il rischio di un eccesso di offerta: anche l’Unione Europea ha lanciato un'indagine anti-sovvenzioni sulle auto elettriche made in China in vista dell’imposizione di dazi fino al 20-25% (oggi sono al 10%).
Secondo la segretaria al Commercio Usa Gina Raimondo, i veicoli elettrici cinesi potrebbero rappresentare un rischio per la sicurezza dei dati, poiché raccolgono «un’enorme quantità di informazioni su un conducente». La Casa Bianca ha annunciato un’indagine sui veicoli cinesi, in particolare sui rischi per la sicurezza nazionale posti dalle componenti hardware e software, e non si esclude l’imposizione di dazi di importazione più pesanti. Per Washington, il ricorso cinese alla Wto è ingiustificato, mentre è Pechino ad attuare «politiche non eque» a suon di sussidi, a tutto vantaggio dei produttori cinesi.

In attesa del viaggio in Cina atteso ad aprile del segretario al Tesoro americano Janet Yellen, Pechino ha bloccato l'uso degli iPhone di Apple e dei veicoli Tesla negli uffici governativi, oltre a dare disposizioni per la graduale messa al bando dei microchip Intel e Amd, made in Usa, nonché di Microsoft Windows dai computer governativi. È in questo clima tutt’altro che disteso che Xi Jinping ha accolto ieri la delegazione di circa 20 top manager Usa (c’erano anche i leader di Blackstone, Qualcomm e FedEx), cercando di rassicurarli e di attrarre investimenti. «Il nostro rispettivo successo è l'opportunità reciproca – ha detto Xi –. Finché le due parti si considereranno partner, si rispetteranno a vicenda, coesisteranno in pace e coopereranno per ottenere risultati vantaggiosi per tutti, le relazioni Cina-Usa miglioreranno». Ma le premesse continuano a non restare certamente le migliori.

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