La stretta monetaria nella zona euro continua. La Banca centrale europea ha alzato i tassi di interesse di altri 50 punti base, portando il tasso principale di finanziamento al 2,50%. Salgono di 50 punti base anche i tassi sulle operazioni di rifinanziamento marginale (al 2,75%) e quelli sui depositi (al 2%). Diventerà quindi più costoso il credito, in tutte le sue forme: dai mutui immobiliari ai prestiti alle imprese, ma anche il credito al consumo e i piccoli finanziamenti.
Come ha fatto la Federal Reserve americana mercoledì, anche la Bce ha ridotto l’intensità dei rialzi: dopo due aumenti consecutivi da 0,75 punti percentuali (uno a ottobre e uno a novembre), Francoforte stavolta ha scelto un rialzo da 0,50 punti, confermando le attese del mercato. Non sarà l’ultimo aumento dei tassi, ha confermato la Banca centrale. L’inflazione della zona euro a novembre era ancora al 10%, un livello più basso del record del 10,6% di ottobre ma comunque elevatissimo e lontano dal 2% indicato nel mandato della Bce. Ci vorrà del tempo per farla scendere. Nelle stime della Banca centrale europea, la zona euro chiuderà il 2022 con un’inflazione media dell’8,4%, che calerà al 6,3% l’anno prossimo, al 3,4% nel 2024 e al 2,3 nel 2025. Interrogata sui prossimi rialzi in conferenza stampa,la presidente Christine Lagarde ha ripetuto che si procederà con «rialzi significativi a un ritmo regolare», quindi, ha chiarito, si parla di 50 punti base a rialzo. Il prossimo è in arrivo a gennaio: la riunione del consiglio direttivo è fissata per giovedì 25.
Oltre all’aumento dei tassi, la Bce procederà con una riduzione del suo portafoglio di titoli, una mossa che ritirerà liquidità dal mercato così da contrarre ulteriormente la moneta a disposizione. Il consiglio direttivo ha comunicato che reinvestirà soltanto una parte degli incassi dalla scadenza dei titoli oggi in bilancio nell’ambito del “programma di acquisto di attività” (sostanzialmente gli acquisti del quantitative easing, che al momento ammontano a 3.255 miliardi di euro). Da aprile 2023 inizierà un ridimensionamento del portafoglio da 15 miliardi di euro al mese, cifra che sarà aggiornata ogni tre mesi. Rimarranno invece investiti gli introiti dalla scadenza dei titoli acquistati nell’ambito del Programma di emergenza pandemica (Pepp), che oggi ammontano a 1,68 miliardi di euro.
Il rialzo dei tassi peserà sulla crescita. Nelle previsioni della Bce la zona euro a causa della crisi energetica vivrà due trimestri di calo del Pil: questo e il prossimo. Dopo si tornerà alla crescita: la stima per il 2023 è un Pil in aumento dello 0,5%. Nei due anni successivi Francoforte si aspetta un’accelerazione: +1,9% nel 2024 e +1,8% nel 2025.
Interrogata sull’adozione del fondo salva-stati (il Mes, cioè il Meccanismo europeo di stabilità) da parte dell’Italia, Lagarde ha detto che «dopo il via libera da parte della Corte Costituzionale tedesca, solo l'Italia non ha approvato il programma e ci auguriamo lo faccia a breve».
L’impegno a nuovi aumenti da 50 punti base sembra avere sorpreso i grandi investitori. Le Borse europee sono scivolate in pesante rosso: alle 15.45 Milano sta perdendo il 2,8%, perdono più del 2,5% anche Francoforte e Parigi. L’euro ha invece accelerato il suo recupero sul dollaro, portandosi oltre la soglia degli 1,07 dollari, ai massimi da giugno. Il tasso dei Btp decennali si è invece impennato di 21 punti base dopo le comunicazioni della presidente della Bce: ora è al 4,11%, ai livelli di metà novembre.