lunedì 29 aprile 2024
Oltre 1.000 tra leader politici, organizzazioni internazionali e top manager stanno partecipando ai lavori. Il colosso petrolifero Saudi Aramco: «Investiamo in altri tipi di energia fuori dal Paese»
Il ministro della Salute saudita Fahad bin Abdurrahman al-Jalajel e Bill Gates al World Economic Forum di Riad

Il ministro della Salute saudita Fahad bin Abdurrahman al-Jalajel e Bill Gates al World Economic Forum di Riad - Reuters

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In un pianeta che vede un numero crescente di fratture e tensioni, il nodo della rivitalizzazione del dialogo Nord-Sud del mondo e di una crescita inclusiva, anche tenendo conto della transizione energetica, ha fatto da filo conduttore della due giorni della riunione straordinaria del World Economic Forum (Wef) che si chiude oggi a Riad, capitale di un’Arabia Saudita che prova non solo a porsi al centro dello scacchiere mediorientale, ma anche a rafforzare il suo profilo globale. Oltre 1.000 tra leader politici, organizzazioni internazionali e top manager provenienti da oltre 90 Paesi stanno partecipando ai lavori di quella che è stata ribattezzata come la “Davos saudita”: tra questi, anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken, l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Josep Borrell, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock e molti altri.

"Con le tensioni geopolitiche e le disparità socio-economiche che approfondiscono le divisioni a livello globale, la collaborazione internazionale e il dialogo mirato non sono mai stati così urgenti", ha sottolineato Børge Brende, presidente del World Economic Forum, secondo cui il vertice di Riad è necessario per “consentire a tutti i settori e aree geografiche l'opportunità di trasformare le idee in azioni e sbloccare soluzioni alle numerose sfide interconnesse che ci troviamo ad affrontare". Il Wef si è dunque concentrato soprattutto su tre temi: rilanciare l'azione globale sull'energia per lo sviluppo, il patto per una crescita inclusiva e la rivitalizzazione della cooperazione globale necessaria a colmare il divario Nord-Sud. Divario che si è ulteriormente ampliato sulla scia della transizione energetica e delle tensioni geopolitiche, mentre l'economia globale si trova ad affrontare continue pressioni inflazionistiche e le banche centrali ancora mantengono i tassi di interesse elevati per stabilizzare i prezzi al consumo.

Il recente Global Risks Report, diffuso dal World Economic Forum a gennaio, ha evidenziato il punto di svolta critico che il mondo si trova ad affrontare, tra crisi economica di molti Paesi, i problemi alla catena di forniture di molti beni e dell’energia, le conseguenze del cambiamento climatico e i conflitti in corso. Il dialogo inclusivo tra mondo degli affari, governi e società civile, sottolineava quello studio, sarà cruciale nel prossimo decennio per provare a migliorare la risposta verso questi ed altri rischi globali. A Riad l’urgenza di una transizione verso pratiche energetiche sostenibili è stata richiamata da diversi partecipanti al summit, anche riguardo al ruolo critico delle partnership pubblico-privato verso questo obiettivo.

Tra i temi più dibattuti quello dell’approvvigionamento di energia. L’Algeria - fornitore chiave di gas con esportazioni di circa 55 miliardi di metri cubi all'anno principalmente verso Italia, Spagna e Turchia - ha sottolineato che molti Paesi europei chiedono alla stessa Algeri di fornire loro più gas. Un rappresentante del governo egiziano, da parte sua, ha sottolineato come le tensioni nel Mar Rosso abbiano causato un crollo del 50% delle entrate provenienti dal Canale di Suez.

L’Arabia Saudita ha annunciato che inietterà 3mila miliardi di dollari entro la fine di questo decennio per sostenere gli investimenti e la trasformazione dell'economia, nell'ambito del programma Vision 2030 che punta a diversificare le entrate e a ridurre la dipendenza del Paese dal petrolio. Lo stesso colosso petrolifero saudita, Saudi Aramco, ha fatto sapere che è in cerca di investimenti in nuove energie fuori dai confini nazionali.

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