martedì 31 ottobre 2023
Nel Messaggio per la Giornata che si celebrerà il prossimo 17 gennaio, i vescovi confermano l'importanza del rapporto tra le due comunità in Italia. E invitano alla speranza contro le passioni tristi
La Sede della Cei a Roma

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"Nella Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei desideriamo confermare l’importanza del rapporto tra le nostre comunità in Italia. Soprattutto auspichiamo una rinnovata passione per la Scrittura, certi che proprio le sue pagine possono rigenerare in noi “passioni felici”, aiutarci a sostenere l’umano che è comune, contagiare speranza". Lo scrive la Cei nel Messaggio per la 35.ma Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei che verrà celebrata il prossimo 17 gennaio. Il testo, che giunge proprio mentre cresce in varie parti del mondo l'odio antisemita ma non fa accenno a questioni politiche contingenti, è una riflessione su un passo del Libro del profeta Ezechiele, in cui si annuncia la rinascita dopo un evento luttuoso per il popolo di Israele. Il brano offre dunque lo spunto per una riflessione sulla speranza (tema anche del prossimo Giubileo). IL TESTO

Innanzitutto c'è la constatazione di un panorama in negativo, anche oggi, come nel passo della Scrittura. "Trionfano le “passioni tristi” - si legge infatti nel testo -: impotenza, delusione, inutilità, paura. Sentimenti che spesso affiorano anche nelle nostre riunioni ecclesiali: “Ormai non c’è più nulla da fare”; “Siamo sempre meno”; “Ormai le abbiamo provate tutte”; “È troppo tardi per recuperare”. Rimestiamo in questo pessimismo e viviamo da vittime impotenti. Lo stesso pessimismo, a volte unito a rabbia e rassegnazione, aleggia anche nella nostra società, spesso ripiegata sul presente, aggrappata al presente, incapace di fiducia nel futuro".

In questo contesto il profeta annuncia vita, parla di una rinascita. Situazione apparentemente impossibile. "Ecco una bella missione del credente nel nostro mondo: annunciare possibilità che vanno oltre l’esistente, possibilità che emergono dall’esistente e aprono
prospettive inaspettate e che sono tutte collegate esclusivamente all’azione di Dio". Anche il profeta, infatti, "attesta una fede
che va oltre l’esperienza concreta e che si radica nel momento delle origini, completamente indisponibile all’uomo, ma comunque abitato dalla presenza efficace di Dio che interviene grazie al suo Spirito".

Il messaggio cita a tal proposito anche l’icona di Emmaus, "che accompagna il Cammino sinodale delle Chiese in Italia. Lì - ricorda il testo - il Risorto fa ardere il cuore dei discepoli carichi di “passioni tristi”. Non avevano più fiducia nel futuro, non avevano più fiducia nella vita. Si sentivano delusi e impotenti. Gesù Risorto si accosta e li “risveglia alla vita”, li aiuta a credere nuovamente nella vita. Rigenera in loro la speranza. Ci auguriamo che il Signore, attraverso il Cammino sinodale, rigeneri fiducia e coraggio nella nostra Chiesa e, soprattutto, aiuti tutti i credenti ad essere capaci di contagiare di fiducia e coraggio i nostri contemporanei".

Il messaggio ricorda inoltre che la situazione da cui origina la mancanza di speranza è causata dal peccato dell'uomo. Perciò "la nostra speranza in un futuro migliore deve appoggiarsi su una continua conversione: nel rapporto con Dio, nel rapporto fra persone, nel rapporto tra stati, nel rapporto con la terra. Solo così possiamo sperare in un mondo in pace, riconciliato, giusto, rispettoso del creato".

"Come credenti - conclude dunque la Cei - desideriamo collaborare con tutti coloro che, seguendo le “aspirazioni più segrete”, contribuiscono a far nascere un mondo nuovo. Come credenti desideriamo offrire il nostro servizio a tutti per far sbocciare il Regno, rigenerando speranza, fiducia e coraggio".

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