venerdì 18 agosto 2023
Tre opportunità ho trovato decisive: tempi distesi, luoghi accoglienti e parole fiduciose
La lezione della Gmg? L'importante è incontrarsi

Agenzia Romano Siciliani

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Cos’hanno detto alla Chiesa i giovani della Gmg di Lisbona? E cosa si attendono ora? Di quali domande sono portatori? Cosa può fare la Chiesa per tenere viva la speranza che si è accesa in loro? E cosa devono fare genitori ed educatori? Uno spazio di riflessione a più voci, sulle pagine di Catholica e su Avvenire.it/Giovani, ispirato a quel «Todos, todos, todos!» di papa Francesco che ai giovani a Lisbona ha detto che «nella Chiesa c’è spazio per tutti. Nessuno è inutile, nessuno è supefluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo. Tutti, tutti, tutti». (F.O.)

Seduti su un prato, conclusa la Gmg, i giovani, insieme ai loro educatori, si prendono del tempo per ascoltare il loro cuore. Tra gli interventi, ritorna più volte un’espressione simile a questa: “sono stato contenta di esserci, perché in questi giorni non mi sono sentita giudicata”. Lo dicono soprattutto le ragazze, ma, anche in altro modo, lo fanno capire i ragazzi.

Subito, stando lì con loro, mi sono chiesto cosa ha permesso di creare un clima così buono per i giovani, ma anche come poter dare seguito a quello che è germogliato in questa settimana. Tre opportunità ho trovato decisive: tempi distesi, luoghi accoglienti e parole fiduciose.

Il tempo è sicuramente una risorsa per incontrarsi con verità. A Lisbona i giovani sono stati insieme giorno e notte, avendo accanto i loro don e i loro educatori. Un “tempo pieno” che è diventato prezioso perché si scopriva, passo per passo, il significato del trovarsi in quello stesso luogo. Ordinariamente prevale la fretta, si vive la continua tentazione di essere in un posto ma desiderare essere in un altro, si tema che l’altro sia un avversario più che un alleato. Le giornate portoghesi sono state educative per mostrare con evidenza che bisogna ripartire dall’incontrarsi: capisci, senza ragionarci troppo, che c’è una promessa che ti accompagna. La maggior parte di chi ha scelto di partire per il Portogallo lo ha fatto perché una persona della quale si fidava gli ha detto: “Vieni con me, sarai contento, io l’ho già vissuto”. Preparare a tu per tu i modi e i contenuti del viaggio è stato decisivo. Dobbiamo ricordarlo quando riprenderemo i percorsi dopo l’estate. Arrivati a Lisbona, condividere gli incontri e le celebrazioni insieme ai momenti informali è stato il passo decisivo. Per dare profondità a quello che si vive, senza voler fare tutto a tutti i costi, e, allo stesso tempo, per comprendere che “tu ci sei adesso per me”. Un’intuizione bellissima che si svela accogliendo una confidenza, accorgendosi di un gesto di generosità, trovandosi magari a ridere a crepapelle.

A volte nelle parrocchie si sentono ragionamenti di questo tipo: “l’incontro dei giovani delle superiori lo mettiamo ogni quindici giorni, magari una volta alla settimana è troppo”. Se noi adulti siamo i primi a non credere che offrire una disponibilità per i ragazzi sia una risorsa, qualunque sia il riscontro immediato, è difficile che gli adolescenti rispondano con entusiasmo. Loro ci guardano e capiscono. Se gli stiamo accanto, collegando mente e cuore, senza essere presi da mille occupazioni o preoccupazioni, il tempo non è mai sprecato. Lo dimostrano i progetti di “convivenza” portati avanti da parrocchie ed associazioni. Negli ultimi anni sono cresciuti: vivendo la quotidianità con un certo stile, seppur per un periodo limitato, si possono portare segni di bene durante tutto l’anno. Questo accade anche perché gli spazi utilizzati, come ad esempio una sala o un’aula, diventano ospitali non tanto perché sono ristrutturati perfettamente ma perché c’è qualcuno che ti aspetta. Lo abbiamo visto in terra portoghese: la palestra un po’ anonima è diventata “casa”. Perché incontravi un volontario all’ingresso che ti diceva “hai bisogno di qualcosa?” oppure perché l’animatrice del gruppo, senza doverglielo chiedere, ti aiutava a districarti tra il caos dello zaino. Tanto più all’ingresso della chiesa, trovare una presenza di “benvenuto” o un invito “proviamo a cantare insieme” donava un messaggio chiaro di una comunità cristiana reale.

Incaricato regionale della Liguria per la pastorale giovanile

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