sabato 17 febbraio 2024
Il vescovo di Vicenza, Brugnotto: ho segnalato questa raccolta di domenica18 febbraio tra le conversioni da vivere in questa Quaresima, chiamandola “conversione economica”
Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza

Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza - Archivio

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Non è possibile andare pellegrini in Terra Santa? Che ci sentano vicini almeno con una presenza fraterna, che porti aiuti e vicinanza umana. È quel che ha pensato – e fatto – il vescovo di Vicenza Giuliano Brugnotto, che nei giorni scorsi ha mandato a Gerusalemme alcuni suoi inviati per abbracciare il patriarca Pizzaballa e visitare le realtà sostenute dalla diocesi. La partecipazione delle parrocchie vicentine alla colletta di domani diventa così un fatto naturale. «Ho segnalato la colletta tra le conversioni da vivere in questa Quaresima, chiamandola “conversione economica” perché è importante vivere l’elemosina come una delle dimensioni che ci aiutano a vivere con libertà rispetto ai beni materiali – spiega –. In più qui c’è l’urgenza di star vicini alle popolazioni che stanno subendo la guerra. Abbiamo un contatto diretto con la Terra Santa perché c’è un prete diocesano che insegna all’Istituto francescano di Gerusalemme e sosteniamo le suore che a Betlemme si occupano di bambini sordomuti.

In Italia si polemizza su ragioni e torti della crisi, questo può incidere sulla disponibilità a donare?

La gente in realtà percepisce molto le sofferenze delle mamme, dei bambini, di tutta la popolazione inerme che sta subendo la tragedia della guerra. Ci può essere qualche dissidio sulla lettura dei fatti, ma la raccolta è a favore di chi ora si trova nel bisogno, senza alcuna distinzione.

La partecipazione che viene proposta è anche spirituale.

La preghiera è indispensabile per implorare il dono della pace. Abbiamo appena scorto bagliori di accordi diplomatici, con la preghiera vogliamo sostenere l’attività delle persone impegnate a conseguirli perché siano illuminate per raggiungere almeno una tregua.

Cosa le ha riferito la delegazione di ritorno dalla Terra Santa?

L’impressione che hanno ricavato in particolare a Gerusalemme è quella di un deserto, senza pellegrini. Un grande silenzio e una grande attesa per l’evolversi della situazione, insieme a tanta preoccupazione per le conseguenze di questa guerra, che riguardano le vittime, gli sfollati, ma anche il futuro della Terra Santa.

Questa emergenza si somma a quella ucraina.

Anche lì c’è tanta sofferenza, una tragedia che sembra senza soluzione. Ma un accordo è indispensabile, l’alternativa è il protrarsi della carneficina. Preoccupa in particolare la situazione dei bambini prelevati dagli occupanti, una situazione che mette tanta tristezza.

La comunità cristiana come può farsi carico di tante sofferenze?

Quello che noi proponiamo è di attivare iniziative che mantengano alta l’attenzione verso queste realtà, in modo che siano anzitutto conosciute e che muovano a una solidarietà fattiva. Questo metodo sinora ha fatto aprire molti contatti diretti da parte delle parrocchie per andare incontro a necessità concrete. Occorre sfruttare qualunque occasione per mettere in campo un sostegno a popolazioni così duramente provate, come faremo domani con la Colletta. Serve un dinamismo che tenga desta l’attenzione, contando sui media perché non facciano mai scendere il silenzio. Va soprattutto mantenuta viva la preghiera per la pace, almeno nelle celebrazioni domenicali. C’è sempre il pericolo di assuefarsi, davanti a tanto dolore non possiamo permettercelo.




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