lunedì 11 marzo 2024
I dati in Abruzzo, dopo quelli della Sardegna, confermano la crisi che attanaglia gli ex alleati, che più pagano, nei rispettivi campi, la difficoltà a giocare di squadra e non in solitaria.
Conte e Salvini ai tempi del governo insieme, nel 2019

Conte e Salvini ai tempi del governo insieme, nel 2019 - Ansa

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I freddi numeri restano uno dei pochi elementi incontrovertibili del nostro caotico quadro politico. E i numeri dicono che dal 2019 a oggi, in Abruzzo, la Lega è passata dal 27,5% con 165mila voti al 7,5% con 43.800 voti, M5s da 118mila voti (19,7%) a 40.600 (7% tondo). E se nel 2022, alle elezioni nazionali, il Carroccio di Matteo Salvini si era già ridimensionato all'8,2% con poco più di 50mila preferenze, i pentastellati di Giuseppe Conte ancora surfavano poco sotto il 20% e ben al di sopra delle 100mila preferenze.

Sono i dati di una crisi che attanaglia gli ex alleati gialloverdi, che più pagano, nei rispettivi campi, la difficoltà a giocare di squadra e non in solitaria. Analoga tendenza si è registrata in Sardegna poche settimane fa: la Lega piegata a un deludente 3,7% (mentre cinque anni prima aveva guidato il centrodestra verso la vittoria), M5s inchiodato al 7,8% mentre alle politiche del 2022, con il 22%, aveva conteso la palma di primo partito a Fdi.

In Abruzzo, dove era difficile attendersi da Azione (anche il partito di Calenda ha problemi quando si allea con i pentastellati) più del 4% registrato a chiusura delle urne, ciò che è mancato al candidato del centrosinistra "largo" Luciano D'Amico è stato proprio il contributo del Movimento cinque stelle, insieme a una mobilitazione molto inferiore alle attese dei leader nazionali (addirittura il dato dell'affluenza si è chiuso al ribasso rispetto al 2019). E se in Sardegna Alessandra Todde non avesse vinto, ci sarebbero stati motivi per imputare la sconfitta a M5s, che pure ha espresso la governatrice ma senza goderne della scia. D'altra parte, è possibile concludere che il candidato sardo del centrodestra, Paolo Truzzu, abbia perso per l'abbandono da parte della città che guidava, Cagliari, e proprio per il deludente apporto della Lega.

Insomma, i due (ex?) partiti antisistema si stanno rivelando allergici a coalizioni e alleanze. Le vittorie nascondono il problema, le sconfitte lo amplificano. Ma il problema c'è e potrebbe condizionare, intanto, nel giro di poche ore, le scelte del centrosinistra in Basilicata, dove si vota ad aprile (nel centrodestra, invece, resiste la regola aurea "si soffre ma non si spacca"). Ma soprattutto potrebbe condizionare il clima nei due campi durante la campagna elettorale per le Europee, che si gioca con un sistema puramente proporzionale puro, con l'elemento delle preferenze contemperato dal "voto d'opinione" e sotto l'ombra di un crescente astensionismo. Per Salvini e Conte, vicepremier e premier insieme appena 5 anni fa, è probabilmente la partita da cui passa il loro futuro politico.

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