lunedì 27 gennaio 2014
​L'ampolla con il sangue trafugata da San Pietro della Ienca, vicino all'Aquila. Indagini serrate. L'arcivescovo Petrocchi: gli autori restituiscano la reliquia.
Gran Sasso, una cima intitolata a Giovanni Paolo II A. M. Mira  (3 maggio 2005)
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Un furto sacrilego, probabilmente su commissione, e che ha creato molta impressione in una comunità locale da sempre devota a papa Wojtyla, che con la gente d'Abruzzo amava intrattenersi durante le sue numerose escursioni sul Gran Sasso. Degli sconosciuti hanno prelevato la notte scorsa le sue reliquie, tra cui una rara ampolla del suo sangue, dalla chiesetta di San Pietro della Ienca, vicino L'Aquila. Indagano i carabinieri, e la Procura ha già aperto un fascicolo.     "È un furto su commissione, ne sono certo - afferma Pasquale Corriere, ex consigliere comunale a L'Aquila e ora presidente dell'associazione culturale 'San Pietro alla Ienca', promotrice di varie iniziative attorno alle reliquie del papa polacco che sarà canonizzato in aprile -; non hanno toccato altro eccetto la reliquia con il sangue e il crocifisso. Non hanno forzato la porta della sagrestia, non hanno rotto le due cassette delle elemosina, perciò sono convinto che fosse mirato". E Il furto sacrilego ripropone la questione delle misure di sicurezza sulla chiesetta che, dopo un periodo di chiusura ai fedeli, di giorno è spesso aperta al culto. "Avevo sollecitato l'installazione di telecamere e di sistemi di allarme, ma purtroppo non è stato fatto - si lamenta Corriere -. I ladri hanno segato una sbarra di ferro della finestra, sono entrati e hanno asportato la reliquia". A scoprire il furto, questa mattina, il parroco Josè Obama. La speranza - aggiunge Corriere - è che i responsabili si pentano e restituiscano il maltolto, o che vengano presto individuati e arrestati. Le indagini dei Carabinieri, coordinati dal comandante provinciale Savino Guarino, procedono serrate, con sopralluoghi dentro e fuori del santuario. La curia aquilana ha anche informato del furto la Santa Sede, che - fa sapere la curia - attende lo sviluppo delle indagini. Giovanni Paolo II si era recato per ben 112 volte in veste ufficiale, e altre - si dice - in segreto, nel piccolo santuario di montagna. Le reliquie erano state donate al santuario, proprio allora dedicato a Giovanni Paolo II in ricordo delle sue visite, nel 2011 dal cardinale Stanislaw Dziwisz. La tristezza dell'arcivescovo Petrocchi. "Ho appreso, con tristezza e commozione, la notizia del trafugamento della reliquia del beato Giovanni Paolo II, dal Santuario di S. Pietro della Jenca - scrive in un comunicato l'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Petrocchi -. Insieme alla più netta riprovazione per questo furto vile e sacrilego, cresce in me la speranza che la preziosa reliquia venga al più presto ritrovata e restituita alla devozione della nostra gente e di tutti i pellegrini. Resta, infatti, vivissimo, nel cuore degli aquilani, il ricordo di questo straordinario Papa, che ha tanto amato la nostra terra e ammirato le nostre montagne. Rinnovo la fiducia nei Carabinieri e negli Organi inquirenti, che stanno conducendo le indagini, nell’attesa che venga fatta verità su questa profanazione, che offende profondamente la coscienza religiosa e civile del nostro popolo. Invito tutti alla fervente preghiera di riparazione e di invocazione, affinché lo Spirito del Signore - crocifisso e risorto - ci aiuti a rispondere con la forza della carità alla ignobile provocazione, vincendo il male con il bene, e ci consenta di imitare questo splendido “Padre della Chiesa” (di cui abbiamo avuto la grazia e il privilegio di essere contemporanei!) nell’arte di rendere ogni sofferenza una “occasione salvifica”, per crescere nella comunione con Dio e tra noi. In particolare, faccio appello agli autori di questa deprecabile azione affinché si aprano alla luce del Vangelo e restituiscano quanto prima alla Chiesa Aquilana la reliquia del nostro Protettore, che sarà presto innalzato agli onori degli altari".
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