martedì 19 marzo 2024
Lo sfogo del sindaco dem dopo l'inchiesta sul voto di scambio e l'arresto di due consiglieri (ex centrodestra poi passati in maggioranza) a soli tre mesi dalle amministrative.
Bari a rischio commissariamento. Decaro: «Pronto a rinunciare alla scorta»

Ansa

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«Questo è un atto di legittima difesa della nostra città. Se c'è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel Comune di Bari io rinuncio alla scorta. Sono sotto scorta da nove anni, torno a vivere. Non posso essere sindaco antimafia e avere la commissione di accesso in comune». Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, esordisce così nel corso della conferenza stampa convocata all'indomani delle notizie giunte dal ministero dell'Interno sulla procedura della Commissione d'accesso che dovrà verificare eventuali infiltrazioni della criminalità nell'amministrazione comunale e nelle aziende municipalizzate. Il presidente dell'Anci è arrivato con un faldone di documenti, visibilmente commosso, accolto da un lungo applauso dei presenti, tra cui anche cittadini.
La commissione ministeriale è stata nominata dopo il recente arresto di 130 persone in una inchiesta della Dda barese che ha svelato un presunto intreccio mafia-politica con scambio di voto alle Comunali del 2019. L'avvio del procedimento era stato sollecitato nelle scorse settimane al ministro Piantedosi da una delegazione di parlamentari del centrodestra. Ma la coincidenza con la vicinanza del prossimo voto in città (le urne saranno aperte tra tre mesi assieme a quelle per le Europee) ha portato le opposizioni a parlare di un attacco politico. Il voto di scambio, peraltro, riguarderebbe due ex consiglieri di centrodestra poi passati in maggioranza.

«Il problema vero è il trasformismo, è quello che dobbiamo combattere. E ho colpa pure io perché quelle persone arrestate, gira e gira, me le sono ritrovate in maggioranza», prosegue il primo cittadino ricordando di avere «denunciato» persone che votavano per liste legate a lui perché aveva saputo che qualcuno aveva offerto loro del denaro. «Perché - continua - il voto non si compra. Qualcuno ha fatto denunce nel centrodestra? No. Con me lo ha fatto il M5s con cui abbiamo anche fatto un corteo». «Io ho paura per me e per la mia famiglia ma sono sindaco e non mi giro dall'altra parte - incalza poi il dem con la voce rotta dal pianto -. A Bari la mafia ci sta, ci sono 14 clan, ma li devi combattere e guardare in faccia». «Sono stato sempre rispettoso delle istituzioni ma c'è una fotografia che ha cambiato anche il rapporto con le istituzioni e che mi ha inquietato. E l'ho detto al ministro.
È inquietante - scandisce - vedere un gruppo di parlamentari del centrodestra della mia regione che sono andati nella stanza del ministro, hanno fatto una fotografia e dopo hanno fatto una conferenza stampa spiegando che avevano chiesto al ministro, a seguito degli arresti nella città di Bari, di fare una ispezione nel Comune perché con quella ispezione dovevano sciogliere il Comune per mafia. Dal punto di vista istituzionale mi ha inquietato ma non ho reagito perché rappresento e rispetto le istituzioni».

In ogni caso la situazione politica in Consiglio comunale rischia di deflagrare con la possibilità di uno scioglimento per mafia. Tutto dipenderà dall'esito del lavoro della commissione. Ma se la giunta dovesse cadere le elezioni slitterebbero di 18 mesi. Già ieri Decaro ha parlato di «un atto di guerra nei confronti della città di Bari», dovuto «a un meccanismo a orologeria». Poi si è scagliato contro i parlamentari che hanno incontrato Piantedosi invitandolo ad intervenire: «Incuranti delle parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa ha detto testualmente: "l'amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata", gli stessi soggetti che nel 2019 hanno portato in Consiglio Comunale due consiglieri arrestati per voto di scambio, ora spingono per lo scioglimento di un grande capoluogo di regione, evento mai successo in Italia, nemmeno ai tempi dell'inchiesta su Mafia Capitale. È un atto gravissimo che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città, proprio, guarda caso, alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent'anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita».

Sul fatto è prontamente intervenuta anche Elly Schlein: «Rimaniamo basiti rispetto alle modalità di Piantedosi - ha affermato la leader del Pd -. Una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica. Non si era mai visto ed è molto grave». E non ha perso tempo a controreplicare, in un clima diventato subito rovente, il ministero dell'Interno, precisa che l'iter «si è reso necessario in esito ad un primo monitoraggio disposto dal Viminale circa i fatti emersi a seguito dell'indagine giudiziaria e alla nomina, da parte del Tribunale, ai sensi dell'art. 34 del codice antimafia, di un amministratore giudiziario per l'azienda di mobilità e trasporti Bari spa, interamente partecipata dallo stesso Comune». Anche Carlo Calenda si è schierato con Decaro, attaccando direttamente l'esecutivo: «Il governo di destra vuole commissariare un sindaco che vive scortato perché ha difeso la legalità, a causa di due consiglieri di destra che hanno praticato voto di scambio. Il tutto a pochi mesi dal voto - ha scritto su X -. Ma siete impazziti completamente?».

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