Un sequestro di droga - Ansa
Un grande piano d’azione condiviso tra tutti i ministeri – l’Interno, l’Istruzione, la Salute –, ma anche col mondo dei Serd e delle comunità. Perché il FentanyI fa paura, anche se nel nostro Paese e in Europa non è ancora un allarme. E perché è tempo di mettere in campo azioni a 360 gradi «capaci di evitare – a Palazzo Chigi ne sono convinti – che l’onda delle droghe sintetiche ci travolga con un’impennata di overdose e di morti». È con questo obiettivo che il Consiglio dei ministri ha annunciato un Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di Fentanyl dopo che, all’inizio di febbraio, la direzione della Prevenzione del ministero della Salute aveva lanciato l’allarme alle Regioni, al Dipartimento delle Politiche antidroga e al Comando dei Carabinieri per la tutela della salute (i Nas) sulla diffusione fuori dai circuiti sanitari (principalmente a causa di furti) del Fentanyl, facendo scattare l’«allerta di grado tre», quello massimo.
Prendendo spunto da una nota riservata dell’Istituto superiore di sanità (Iss) – pubblicata in esclusiva dal nostro giornale – il direttore della Prevenzione, Francesco Vaia, chiedeva gli ospedali con una circolare una maggiore vigilanza per custodire l’oppioide sintetico, che in ambito sanitario è utilizzato come anestetico e analgesico, ma che viene usato impropriamente come droga, dalla potenza cento volte superiore a quella della morfina, e proprio per questo facilmente letale. Una decisione, quella di allertare i servizi sanitari, che alla luce della decisione presa dal governo in queste ore appare come più di un semplice atto di routine.
I dettagli del piano verranno illustrati domani mattina, in una conferenza stampa, dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e dai ministri Orazio Schillaci (Salute) e Giuseppe Valditara (Istruzione e merito), con la presidente del Gruppo tossicologi forensi italiani, Sabina Strano Rossi.
Al Fentanyl si deve un aumento di mortalità per overdose che si è registrato soprattutto negli Stati Uniti dalla metà del decennio scorso. Si stima che in tre anni per l’utilizzo di questo oppiaceo di sintesi siano morte circa 200mila persone, e che la maggior parte delle dosi della droga sia arrivata dalla Cina. Dai primi allarmi durante la presidenza Obama, ripetuti poi con Trump, ora il fenomeno Oltreoceano è ritenuto una «emergenza nazionale»: si calcola che muoiano 180 persone al giorno per questo motivo.
La vertiginosa crescita dell'abuso di Fentalyn, e delle morti, viene fatta risalire anche a circostanze del commercio internazionale di droga. Infatti i cartelli dei trafficanti criminali sembrano essersi dirottati sul commercio di droghe sintetiche come il Fentanyl anche per il contrarsi della produzione di oppio, conseguenza del bando che i talebani hanno imposto alle coltivazioni di papaveri da quando sono tornati al potere in Afghanistan nell’agosto 2021.
La situazione in Europa e in Italia
Solo la settimana scorsa a Bruxelles il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, al Consiglio europeo Giustizia e affari interni, proprio riferendosi al Fentanyl aveva ripetuto la necessità di affrontare la lotta alle organizzazioni criminali del narcotraffico. Ma la nota del nostro ministero della Salute conferma che il pericolo si avvicina anche per l’Europa: i dati più recenti, relativi al 2021, indicano che nel Vecchio continente sono stati registrati 137 morti associati al Fentanyl, di cui 88 in Germania. Tuttavia i casi appaiono sottostimati.
Per quanto riguarda l'Italia, nell'ultima relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze nel nostro Paese emergeva che in 29 città, sulle 33 monitorate, era presente il pericoloso oppioide sintetico. Dalla nota del ministero della Salute sembra che per ora il pericolo riguardi principalmente il caso di farmaci sottratti al loro impiego regolare, su cui le autorità sono invitate appunto a vigilare, e non una importazione diretta della droga. Il ministero invitava anche a non far mancare sulle ambulanze la disponibilità di naxolone, l’antidoto per l’overdose da oppiacei.
Che può tuttavia non bastare, come avvertiva sulle pagine di Avvenire Riccardo Gatti – medico psichiatra con una lunga esperienza nel campo della lotta alle dipendenze patologiche e coordinatore del Tavolo regionale della Lombardia sulle dipendenze – perché il Fentanyl viene tagliato con altre droghe (eroina, cocaina, metanfetamine) ma anche con la xilazina, farmaco veterinario che non risponde al naxolone.