Il premier Conte è andato al Quirinale - Archivio Ansa (ottobre 2019)
La notizia, anticipata da fonti di maggioranza e poi confermata dallo stesso premier, è che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è recato al Colle per parlare della crisi interna al suo governo. Secondo le stesse fonti, si sarebbe trattato di un «incontro interlocutorio».
«Ho chiesto io il colloquio a Mattarella», ha spiegato poi il premier Giuseppe Conte all’uscita dal Quirinale. Il presidente del Consiglio ha fatto ritorno a Palazzo Chigi a piedi parlando con i giornalisti. «Crisi di governo? Spero di no. Una crisi non sarebbe compresa dal Paese. Il governo può andare avanti solo col sostegno di tutte le forze di maggioranza», ha detto replicando ai cronisti e assicurando che sta lavorando ad un patto di legislatura nell'ambito dell'attuale maggioranza.
Mattarella avrebbe invitato il premier a fare presto e a «uscire al più presto dallo stato di incertezza» alla luce della grave situazione pandemica e sociale.
Si tratta di un segnale, da parte del premier. Qualcosa si muove rispetto all'ipotesi più dura, ovvero una conta in Aula con Matteo Renzi che avrebbe due soli esiti possibili: o la sfiducia a Conte e l'apertura di una crisi al buio o la sconfitta del leader Iv grazie a un gruppo di responsabili che si renderebbero disponibili a far andare avanti il Conte-2.
Salendo al Quirinale, tornano in pista le ipotesi che porterebbero ad una soluzione più "ordinata" e meno traumatica della crisi in corso. Conte avrebbe chiesto udienza al Colle anche dopo i numerosi retroscena che manifestavano tutte le perplessità del Quirinale sulla gestione della crisi di maggioranza.
Il gesto del premier - per molti versi anche doveroso - si accompagna ad una serie di altri fatti di giornata. Innanzitutto, l'intenso pressing del leader del Pd Nicola Zingaretti per ricucire con Iv. Zingaretti ha chiamato Conte e invoca a gran voce un vertice tra i leader.
L'altro gesto l'ha compiuto il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri: dopo lo scontro in Cdm di ieri notte, ha visto la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova e le ha assicurato più risorse nell'ambito del Recovery plan appena varato e pronto a sbarcare in Parlamento.
Ha spiazzato e non poco anche la nota con cui Beppe Grillo, il co-fondatore di M5s, rispondendo a una lettera del parlamentare Trizzino ha lanciato la suggestione di unire i «costruttori» di tutti i partiti, a prescindere da maggioranza e opposizione. Ad alcuni è sembrata un'apertura con parole nobili all'operazione "responsabili", ad altri invece è sembrato un messaggio a Conte perché riveda la sua posizione di cercare la sfida in Aula per preservare l'attuale esecutivo.
Altri segnali si attendono entro le 17.30, quando Matteo Renzi incontrerà la stampa. Con lui le ministre Iv Bellanova e Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto, pronti a ritirarsi dal governo. Ma se arrivasse un altro gesto di Conte, la conferenza potrebbe diventare l'ufficializzione dell'apertura di un'ultima trattativa.
Iniziative che tuttavia, va detto, arrivano davvero in extremis. Non è detto che siano sufficienti ad evitare una rottura traumatica dell'attuale maggioranza.
Tra gli scenari sempre in piedi: la prosecuzione del Conte-2 con i "responsabili", un "Conte-ter" con la stessa maggioranza e una nuova squadra di ministri, un altro esecutivo giallorosso con nuovo premier e un governo istituzionale con appoggi multipartisan per arrivare all'elezione del capo dello Stato. Con l'ombra del voto anticipato, possibile sino all'inizio, a luglio, del semestre bianco.