sabato 9 marzo 2024
Un milione e 200mila cittadini al voto domenica per la Regione. Il rush finale, gli ultimi appelli. Salvini al bivio, Meloni con la testa alle Europee. M5S-Pd, la mina Basilicata
I due candidati principali alle elezioni regionali in Abruzzo: Marco Marsilio (a sinistra) e Luciano D'Amico

I due candidati principali alle elezioni regionali in Abruzzo: Marco Marsilio (a sinistra) e Luciano D'Amico - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

Tutto è pronto, l’Abruzzo domenica vota. E la valenza nazionale è fuori discussione. Il centrosinistra che solo un mese fa era staccato di venti punti è in forte rimonta e punta su un campo largo che qui con l'aggiunta di Calenda e Renzi è diventato larghissimo. Per il centrodestra (e soprattutto per Meloni) dopo l'inattesa sconfitta in Sardegna sarà la prova della verità: la premier sa che la Lega fatica e sa anche che un secondo passo falso sarebbe letto come l’inizio della fine. Come la fine della luna di miele con gli elettori. Come la fine del mito dell'invincibilità. In Sardegna ha imposto Truzzu e ha perso. In Abruzzo Marco Marsilio, il governatore uscente è davvero una sua creatura. Una nuova scoinfitta non potrà essere derubricata come un nuovo incidente di percorso.

UN MILIONE 200 MILA AL VOTO, ECCO LE REGOLE

Urne aperte dalle sette di mattina alle 23. Poi subito lo spoglio. Due soli candidati in campo: Marco Marsilio per il centrodestra e Luciano D’Amico per il centrosinistra. Sono chiamati a votare in 305 comuni abruzzesi un milione e duecentoottantamila elettori. La vera novità è che non ci sarà il voto disgiunto che così tanto ha pesato sul risultato in Sardegna: sarà considerata nulla la scheda con un voto espresso per un candidato presidente e per una lista diversa da quelle a lui collegate. Non è previsto il ballottagio: sarà presidente chi otterrà il maggior numero di voti validi.

MARSILIO E D'AMICO, IL RUSH FINALE E GLI ULTIMI APPELLI

Luciano D'Amico, candidato del campo larghissimo 64 anni ex rettore dell'Uniteramo ora ci crede: «Due mesi fa giravo l’Abruzzo e mi chiedevano chi me l’avesse fatto fare e ora mi chiedono che cosa farò nei primi cento giorni da governatore...». Cresce l'entusiasmo nel centrosinistra, ma il centrodestra appare ancora (sondaggi alla mano) avanti. Marsilio, figlio della destra romana, amico da sempre di Giorgia Meloni, passato da Colle Oppio all'Abruzzo ha già chiare le sfide per il prossimo mandato: «Sogno questa terra accessibile, piena di turisti e con ospedali efficienti...». D’Amico lo sfida: è più facile unire tutti dopo 5 anni di disastri del centrodesta. L'ultima immagine è a fianco della neogovernatrice della Sardegna che cita Berlinguer: sardo e abruzzesi sono simili... Lunedì capiremo se l'Abruzzo avrà lo stesso epilogo della Sardegna.

SALVINI AL BIVIO: LA LEGA PRONTA A CAMBIARE

Matteo Salvini non può davvero permettersi un nuovo flop. Dopo il 3,8 in Sardegna il capo della Lega è alla prova della verità. Se sbaglia va a casa. È anche per questo che ha girato in lungo e largo l’Abruzzo come nessun altro leader: quindici incontri in sei giorni. Un vero tour de force. Il Comandante ci prova ma nella Lega i malumori crescono. Umberto Bossi rompe e guardando con crescente preoccupazione il voto abruzzese rompe il silenzio e sconfessa la linea Salvini. Nell’ala lombarda e in quella veneta cresce il malessere e in caso di nuova caduta cresce l’idea di un triunvirato Zaia-Fedriga-Fontana con un obiettivo sempre meno segreto: dare forma a una nuova Lega nord.

MELONI: LA TESTA ALLE EUROPEE E LA SFIDA CON SCHLEIN

La premier sa che cosa succederà lunedì. Sa che l’Abruzzo si prenderà inevitabilmente la scena. Sa che sovrasterà mediaticamente la presentazione della riforma fiscale targata Meloni Giorgetti Leo. Sa che coprirà le comunicazioni di Raffaele Fitto alla Camera sullo stato di attuazione del Pnrr. Guai perdere, ripetono sottovoce ai piani alti di Palazzo Chigi. C'è consapevolezza dei rischi. Perdere vorrebbe dire trasformare il cammino al voto europeo di giugno in un Vietnam. Che cosa deciderà di fare la premier? Scenderà in campo in prima persona per arginare l'avanzata del Pd? Si guardano gli ultimi sondaggi. Dopo la disfatta in Sardegna e a ventiquattr’ore dal voto in Abruzzo il centrodestra è con il fiato corto. C'è il segno meno davanti a tutti i partiti della coalizione di governo: insomma tutti hanno lasciato negli ultimi 15 giorni qualche decimale.

CONTE E SCHLEIN: AVANTI UNITI. MA C'È MINA BASILICATA

Il patto Pd-M5S, giorno dopo giorno, prende forza. La leader del Pd ripete due parole: testardamente unitari. Il capo dei 5 stelle promette: governeremo con il Pd, da soli non siamo autosufficienti e il Pd è un protagonista del nostro campo, quello progressista. Ora l'Abruzzo serve per preparare il terreno delle europee e magari dare la spallata decisiva. «Così Meloni non governa 5 anni», ripete Conte che nelle conversazioni più private e nelle uscite pubbliche ripete la stessa cosa: vedo elezioni anticipate. In Abruzzo il campo larghissimo parte dietro ma è caccia aperta ai 600 mila indecisi. Un elettore su due ancora non ha scelto. Ma le grane in Basilicata dove si voterà il 21 e 22 aprile pesano: Conte e Schlein hanno incontrato Chiorazzo, il re delle coop bianche indigesto al M5S, che non vuole farsi da parte e ritirare la sua candidatura. Un bel problema votare in Abruzzo con le tensioni alle stelle in Basilicata. E restano solo poche ore per disinnescare la mina.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: