sabato 20 aprile 2024
Grazie ai risultati nelle coppe la Serie A avrà cinque squadre al via della Champions 2024-25 (una in più delle abituali quattro). Un grande risultato, anche se manca una vera corazzata
La Champions League, la massima competizione europea per club

La Champions League, la massima competizione europea per club - ANSA

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Un posto in più in Champions League passando dagli ottimi risultati nelle altre coppe. È la via italiana a una ritrovata grandeur continentale. Un percorso che sembra rispecchiare la stessa struttura economica del nostro Paese: molto forte con le piccole e medie imprese, meno con le multinazionali globali. È esattamente quello che sta accadendo nel calcio. La Serie A avrà cinque squadre al via della Champions 2024-25 (una in più delle abituali quattro), la prima allargata a 36 squadre con il maxi-girone unico per la prima fase al posto dei gruppi da quattro squadre. Traguardo conquistato grazie al rendimento in Europa e Conference League di Atalanta, Roma e Fiorentina approdate in semifinale. Succede in una stagione nella quale le italiane sono uscite agli ottavi di Champions League senza portare nemmeno una rappresentante nelle magnifiche otto. È la fotografia di un movimento calcistico che ha ritrovato una sua centralità dopo le tre finaliste di un anno fa. Non è più possibile parlare di una crisi generalizzata dei club italiani visto che in questo momento siamo in testa al ranking Uefa stagionale. Ma bisogna fare una differenza tra borghesia e aristocrazia del calcio continentale. La Serie A ha ritrovato il suo posto a tavola per quanto riguarda la classe media, meno il circolo ristretto dell’élite di quelle 7-8 grandi squadre che, salvo sorprese estemporanee, ogni primavera si contendono la Champions.

Manca all’Italia l’ammiraglia che faccia regolarmente parte di quella pattuglia a cinque stelle. Perfetta sovrapposizione con la struttura imprenditoriale del nostro Paese. Ma è già molto significativo avere compiuto questo passo che ci riporta ai fasti della Coppa Uefa degli anni ’80 e ’90 che era diventata una Coppa Italia bis. Da questo punto di vista sarebbe un messaggio fondamentale tornare a sollevare quella coppa che manca all’Italia dal 1999, un quarto di secolo. Possono farcela la magnifica Atalanta che ha eliminato il Liverpool, simbolo più alto della provincia calcistica italiana con il mago Gasperini e una proprietà nata in città, come quella della famiglia Percassi, nonostante gli innesti azionari provenienti dagli Stati Uniti con il broker finanziario Stephen Pagliuca e il fondo Arctos. E la Roma trascinata da uno strepitoso De Rossi in panchina che ha rivitalizzato un gruppo giunto al limite della sopportazione dei metodi di Mourinho. I giallorossi inseguono la rivincita dopo la sconfitta di un anno fa in finale col Siviglia, così come la Fiorentina in Conference battuta dal West Ham all’ultimo atto dodici mesi fa. Le proprietà americane stanno sicuramente dando un impulso determinante a non sottovalutare le coppe minori, come purtroppo succedeva troppo spesso nel recente passato. Ne beneficia tutto il movimento con il quinto posto in Champions. Non è detto che questo bonus sarà incassato anche nelle prossime stagioni perché la Uefa in futuro potrebbe introdurre qualche correttivo al calcolo del ranking stagionale dando coefficienti più elevati ai risultati in Champions rispetto a quelli in Europa e Conference League. A quel punto diventerà indispensabile ridurre il gap dalle poche corazzate continentali, avvicinando qualche big italiana alla soglia dei 500 milioni di fatturato annuo.

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