venerdì 23 maggio 2014
Vigilia tesa per le elezioni presidenziali di domenica. Nelle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk 13 delle 34 commissioni elettorali sono controllate dai filorussi. Giovedì 15 soldati di uccisi negli scontri a Est. (Giorgio Ferrari)
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Domenica si voterà in Ucraina per eleggere il nuovo presidente dopo la cacciata di Ianukovich. Una vigilia tesa, che vede circa 2 milioni di elettori delle regioni separatiste di Donetsk e Lugansk a serio rischio della propria incolumità e quindi della possibilità di esercitare il proprio diritto di voto, dal momento che almeno 13 delle 34 commissioni elettorali distrettuali sono controllate dalle milizie filorusse. D’altra parte l'autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk chiederà a breve l’adesione alla Russia, così come accaduto in Crimea nel mese di aprile. Nondimeno Mosca ha già manifestato seri dubbi sulla regolarità di una consultazione elettorale "al suono dei cannoni", cominciando al tempo stesso – in questo Putin mostra notevole senso politico – il parziale ritiro delle truppe addensate ai confini orientali dell’Ucraina.Sul piatto della bilancia c’è l’assetto federale che il Cremlino vorrebbe dare all’Ucraina in cambio del riconoscimento della legittimità del voto, assetto che Kiev teme sia il preludio a una "feudalizzazione" del Paese sotto il tallone di Mosca. Un compromesso fra Kiev e il Cremlino potrebbe configurarsi con il ritiro delle truppe ucraine dislocate nell'est secessionista in cambio dell’abbandono dei filorussi dagli edifici occupati e la promessa da parte del governo ucraino di riforme costituzionali che garantiscano più autonomia alle regioni e tutelino lo status della lingua russa.La strada tuttavia è ancora lunga e il percorso irto di insidie. Nell’urna, i 35,5 milioni di ucraini aventi diritto di voto dovranno scegliere fra 21 candidati, dall’ex premier Iulia Timoshenko al "re del cioccolato", l’oligarca Petro Poroshenko. L’ex pugile Vitali Klitschko correrà invece per la poltrona di sindaco di Kiev. Ma c’è un terzo incomodo, il banchiere Sergei Tigipko, già direttore della Banca Nazionale Ucraina, che potrebbe raccogliere i consensi di chi non ama né la Timoshenko né il "re del cioccolato". Nessuna chance per i paladini dell’ultradestra, Oleg Tyagnibok di Svoboda e Dmitri Yarosh di Pravy Sector. Nell’est tuttavia si continua a morire: giovedì una quindicina di soldati di Kiev sono rimasti uccisi in uno scontro con le milizie filorusse. Un segnale poco incoraggiante in questa vigilia elettorale.
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