sabato 19 luglio 2014
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​«Facendo seguito all’accorato appello a continuare a pregare per la pace in Terra Santa», di domenica scorsa, ieri mattina papa Francesco «ha telefonato personalmente» all’ex presidente israeliano Shimon Peres e al leader palestinese Abu Mazen, «condividendo le sue gravissime preoccupazioni nell’attuale situazione di conflitto che coinvolge in modo particolare la Striscia di Gaza e che, in un clima di crescente ostilità, odio e sofferenza per i due popoli, sta seminando numerosissime vittime e dando luogo ad una situazione di grave emergenza umanitaria».Le accorate telefonate del Pontefice sono state annunciate da un comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana. «Come aveva fatto durante il Suo recente pellegrinaggio in Terra Santa e in occasione dell’invocazione per la pace l’8 giugno scorso, – informa la nota – il Santo Padre ha assicurato la Sua incessante preghiera e quella di tutta la Chiesa per la pace in Terra Santa e ha condiviso con i Suoi interlocutori, che considera uomini di pace e che vogliono la pace, il bisogno di continuare a pregare e di impegnarsi per far sì che tutte le parti interessate e quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale si impegnino per far cessare ogni ostilità, adoperandosi in favore di una tregua, della pace e della riconciliazione dei cuori». L’«invocazione di pace» di papa Francesco, così titola L’Osservatore Romano, interviene dopo che l’esercito israeliano ha lanciato nella serata di giovedì una vasta offensiva terrestre nella Striscia di Gaza. Come si ricorderà, domenica scorsa, papa Francesco, dopo aver guidato la tradizionale preghiera dell’Angelus, aveva rinnovato «un accorato appello a continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa». Ricordando l’incontro dell’8 giugno, aveva detto: «Qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no!». «La preghiera –aveva spiegato – ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione». E quindi aveva esortato «le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e a non risparmiare alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti».Oltre alle telefonate a Peres e Abu Mazen, ieri è stato diffuso anche il testo di un breve messaggio che giovedì papa Francesco ha fatto pervenire a don Jorge Fernández, missionario argentino dell’Istituto del Verbo incarnato, guida dell’unica parrocchia cattolica della Striscia di Gaza, intitolata alla Sacra Famiglia. «Sono vicino a voi, alle suore e a tutta la comunità cattolica. Vi accompagno con la mia preghiera e con la mia vicinanza. Che Gesù vi benedica e la Vergine Santa vi custodisca», si legge nel breve testo papale, pubblicato sul sito dell’Istituto. Già giovedì sera, ha riferito a Fides suor Laudis, religiosa del Verbo Incarnato attualmente a Beit Jala dopo essere uscita dalla Striscia, «padre Jorge ha tradotto il testo in arabo per farlo conoscere a tutte le famiglie. Tutti ne sono stati commossi e confortati, nel momento terribile che stanno vivendo». «Ho parlato con le famiglie della parrocchia» – ha poi raccontato la religiosa sempre all’agenzia di Propaganda Fide – «tutti mi hanno detto di non aver chiuso occhio per tutta la notte a causa dei bombardamenti. Le case tremavano, i bambini piangevano».
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