martedì 15 settembre 2015
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Caro direttore,
per alcuni bambini la scuola è ancor più importante che per altri, permette di frequentare un ambiente istruttivo, educativo, socializzante… a volte l’unico; per questo ne attendono l’inizio dopo la lunga pausa delle vacanze, a volte passata in un vuoto difficile da riempire. Questi sono i bambini e i ragazzi disabili per cui la scuola è spesso più importante di molte terapie. Ma il venerdì sera alle 22, due giorni prima che inizi la scuola, telefona la maestra e avvisa che… ad esempio per Marta, una ragazzina con una gravissima disabilità che frequenta la quarta elementare in una scuola primaria a Bresso, in provincia di Milano, la scuola inizierà solo il 21 settembre. Perché? Perché prima di allora non verrà attivato il suo sostegno educativo da parte dell’ente locale: una settimana dopo l’inizio ufficiale della scuola? Perché? E perché quest’anno le ore di sostegno educativo sono state portate da 20 a 10? Malgrado la sua diagnosi funzionale che attesta una disabilità plurima, con un particolare stato di gravità per cui le è stato assegnato un rapporto 1:1, le ore di sostegno previste per lei sono state dimezzate, inoltre non viene mantenuta la continuità dell’insegnante di sostegno e per cui si è in attesa che ne venga nominato uno. E così sarà fortunata se riuscirà a frequentare tutte le mattine la scuola, perché per lei non ci sono diritti, ma solo colpi di fortuna. Che cosa direbbe un genitore che iscrivesse il proprio figlio a una scuola primaria e anziché 40 ore di frequenza se ne vedesse attribuire 20? E al contrario, che cosa sarebbe di un genitore che decidesse di mandare a scuola il proprio figlio 20 ore invece delle 40 previste? Ma non ci hanno spiegato che l’Italia ha, sulla carta, una delle leggi più avanzate in tema di inclusione scolastica? E cosa dire, poi, della mancanza di una collaboratrice scolastica (ex bidella) che si occupi della sua igiene personale? Non consola di certo sapere che anche altri bambini e ragazzi sono nella sua stessa situazione, e bisognerà come al solito iniziare a protestare per cercare almeno di ottener qualche miglioramento… fino al prossimo peggioramento. Mi viene solo un grande “magone”, forse perché sono la sua mamma e ho visto come mi ha guardato quando le ho preparato lo zaino e le ho stirato il suo grembiule, non può parlare ma i suoi occhi dicono tanto e così chissà quante lacrime quando scoprirà di dover lasciare ogni giorno la scuola prima dei suoi compagni.
Nicoletta Ravasi
Sarò franco, gentile e cara signora Ravasi: mi aspettavo una lettera di questo tenore, ma speravo di essere pessimista. Speravo che le notizie, raccolte anche sulle nostre pagine, di ulteriori “tagli” ai fondi destinati al sostegno scolastico di bambini e ragazzi disabili si rivelassero alla fine esagerate. Così non è, purtroppo. Sono perciò contento di poter dare una mano a lei e alle altre famiglie alle prese con lo stesso problema per far sentire più forte la vostra voce. Scuole ed Enti locali, ognuno per la parte che spetta loro, si dimostrino all’altezza delle esigenze di Marta e dei suoi compagni. A lei, e a tutti loro, sia assicurato ciò che è giusto e doveroso.
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