martedì 17 dicembre 2013
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Caro direttore,
sono padre di quattro figli, la mia è una famiglia monoreddito. Con il passaggio dalla Tarsu alla Tares la mia bolletta è lievitata del 605%. La situazione non è più sostenibile. È doloroso, ma se non voglio far fallire la mia famiglia devo prendere dei provvedimenti. Rinunce ne sono state fatte tante, di superfluo non abbiamo più nulla da tempo, de-localizzare all’estero non è possibile quindi, come fanno le grandi aziende, ho stabilito un piano di tagli e, per prima cosa, ho deciso di licenziare i miei figli. Questa è la raccomandata che ho consegnato a mano: «Fabriano, 13 dicembre 2013. Egregio signor Figlio, a seguito del sopraggiungere della Tares secondo cui un nucleo familiare numeroso va tassato più degli altri a prescindere dal reddito, la sua attività non può più essere proficuamente utilizzata all’interno della famiglia. Rilevato che non è possibile reperire un’altra posizione dove poterla collocare, visto che anche il cane verrà allontanato, siamo costretti a licenziarla. Tenuto conto del periodo pre-festivo e non potendo permetterci di farle i consueti regali di Natale, il suo licenziamento ha effetto immediato. La invitiamo per tanto a voler raccogliere le sue quattro cose e volersi trasferire a casa del sindaco o dell’assessore alle politiche della famiglia. Distinti saluti».
Il Capo Famiglia (ex papà di 4 figli) Giorgio Ramadoro
Siamo in tanti, caro amico, proprio come lei, a non sapere se ridere o se piangere davanti all’illogicità evidente (con punte di autolesionistica follia) che governa troppa parte dei rapporti tra famiglia e fisco nazionale e locale. La sua "lettera di licenziamento" a ognuno dei quattro figli è un piccolo capolavoro di ironia e davvero merita di essere letta e riletta da coloro che, a tutti i livelli, ci rappresentano e ci governano. Continua, confonde e distrae, invece, soprattutto il balletto degli acronimi, delle percentuali, dei coefficienti di rivalutazione, dei criteri di priorità sociale e umana delle nuove imposte sulla casa, sui rifiuti urbani e sui servizi alla cittadinanza. Che tristezza e, soprattutto, che motivi di preoccupazione... Non so più quante volte su "Avvenire" abbiamo scritto, che onorare i propri doveri con il fisco è giusto e che pagare giuste tasse è, come disse l’allora ministro Tommaso Padoa Schioppa, «una cosa bellissima». La Chiesa cattolica, del resto, lo insegna da sempre. Ma, proprio per questo, è mai possibile che non si riesca a dare un decente tasso di equità a certe imposizioni che sembrano fatte apposta per punire le famiglie con due o più figli e instillare l’idea che metterli al mondo sia un atto da irresponsabili o da ricconi? È una vergogna che deve finire. Meditate, politici, meditate... e poi, anche qui, come dice il presidente Napolitano anche ad altro proposito, agite. Fate finalmente la cosa giusta.
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