martedì 10 novembre 2015
Sono oltre 900.000 gli assunti a tempo indeterminato con gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità; 371.347 in più rispetto allo stesso periodo del 2014.
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Sono oltre 900.000 gli assunti a tempo indeterminato con gli sgravi contributivi previsti dalla legge di stabilità. Lo rende noto l'Inps nell'osservatorio sul precariato spiegando che si tratta di 703.890 nuove assunzioni e di 202.154 trasformazioni di contratti a termine: in totale, 906.044 persone interessate.

Nel complesso, nei primi nove mesi del 2015 sono stati creati 371.347 contratti a tempo indeterminato in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. È quanto emerge dal rapporto sul precariato dell'Inps. Tra gennaio e settembre l'economia italiana ha generato 1,702 milioni di nuovi posti a tempo indeterminato, considerando anche le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistati, mentre le cessazioni a tempo indeterminato sono state pari a 1,232 milioni, con un saldo positivo di 469.363 posti fissi. Nei primi nove mesi del 2014 il saldo era stato positivo per 98.046 posti fissi. Le nuove assunzioni a tempo indeterminato nel settore privato stipulate in Italia, rilevate da Inps, sono state 1.330.964, il 34,4% in più rispetto all'analogo periodo del 2014. Le trasformazioni a tempo indeterminato di rapporti di lavoro a termine, comprese le 'trasformazioni' degli apprendisti, sono state 371.152 (l'incremento rispetto al 2014 è del 18,1%). Pertanto, la quota di assunzioni con rapporti stabili sul totale dei rapporti di lavoro attivati/variati è passata dal 32,0% dei primi nove mesi del 2014 al 38,1% dello stesso periodo del 2015. Nella fascia di età fino 29 anni, l'incidenza dei rapporti di lavoro 'stabili' sul totale dei rapporti di lavoro è passata dal 24,4% del 2014 al 31,3% del 2015. L'incremento delle assunzioni a tempo indeterminato 2015 su 2014 risulta superiore alla media nazionale (+34,4%) in Friuli-Venezia Giulia (+82,0%), in Umbria (+59,6%), in Piemonte (+54,4%), nelle Marche (+52,8%), in Emilia-Romagna (+50,1%), in Trentino-Alto-Adige (+48,7%), in Veneto (+47,8%), in Liguria (+46,0%), nel Lazio (+41,1%), in Lombardia (+39,0%), in Basilicata (+35,9%), in Sardegna (+35,4%) e in Toscana (+34,9%). I risultati peggiori si registrano nelle regioni del Sud: Sicilia (+10,8%), Puglia (+15,8%) e Calabria (+17,1%). La quota dei nuovi rapporti di lavoro full time sul totale dei nuovi rapporti registra un incremento di 0,9 punti percentuali, passando dal 61,8% del 2014 al 62,7% del 2015. Rispetto al 2014, il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni mensili inferiori a 1.000 euro diminuisce di un punto percentuale, passando dal 6,3% al 5,3%; una diminuzione si riscontra anche nella fascia retributiva immediatamente superiore (1.001-1.250 euro), la cui incidenza passa dall'8,8% del 2014 al 7,9% del 2015. Risulta in lieve diminuzione (da 22,9% a 22,6%) il peso dei nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni comprese nella fascia tra 1.251 e 1.500 euro, mentre aumenta di 0,9 punti percentuali il numero dei rapporti che si collocano nella fascia retributiva da 1.501 a 1.750 euro e di 0,7 punti percentuali quello nella fascia da 1.751 a 2.000 euro; per i nuovi rapporti di lavoro con retribuzioni compresa fra 2.001 e 3.000 euro gli aumenti sono pari a 0,2 punti percentuali, mentre risulta pressoché stabile l'incidenza sulle fasce retributive superiori a 3.000 euro.

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