mercoledì 11 febbraio 2015

L'obiettivo della Grecia è sempre un prestito ponte, ora allungato a settembre. e Borse ci credono, ma Berlino gela gli entusiasmi.

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Con il passare delle ore il cauto ottimismo della vigilia a Bruxelles, in vista dell’Eurogruppo straordinario di questa sera, è sembrato scemare. «Non avremo un nuovo programma domani (oggi, ndr) » tagliava corto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Anche alla Commissione parlano di «basse aspettative per questa settimana»; uno sblocco non è atteso dunque neppure al summit Ue di domani. Se ne parlerà, allora, all’Eurogruppo ordinario del 16 febbraio, mentre cresce anche il pressing Usa per una soluzione, con il segretario al Tesoro Usa, Jack Lew, che al G20 di Istanbul ha chiesto un approccio «pragmatico». In realtà si è capito che molto dell’ottimismo circolato ieri era soprattutto frutto di un’operazione mediatica nata ad Atene intorno a un piano fatto trapelare ad alcuni giornali greci. Certo, ieri c’è stata una telefonata tra il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il primo ministro greco Alexis Tsipras, definita «positiva» - in mattinata una portavoce di Juncker aveva definito «poco fruttuosi» i primi contatti tra Juncker e il premier di Atene. Ma non è durata a lungo la voce,fatta girare dai greci, di una pre-intesa Bruxelles-Atene che aveva messo le ali alle borse (con Atene a +8%). A gelare almeno in parte gli animi (con lo spread tra Btp decennali e Bund impennatosi a 131 punti dopo esser sceso a 122), ci ha pensato Schäuble, che ha definito «falsa» la notizia di una pre-intesa. «Vogliamo sentire qualcosa di vincolante dalla Grecia. Se non vuole un nuovo programma va bene così, ma allora è finita». Il piano di Atene è in quattro punti. Primo: eliminazione del 30% delle richieste della troika da sostituire con un piano in 10 punti concordato con l’Ocse. Secondo: riduzione degli obblighi di avanzo primario dal 3 all’1,49% del Pil. Terzo: ridurre il debito greco con un scambio con titoli a più lunga scadenza. Quarto: attuare le misure annunciate da Tsipras domenica contro la «crisi umanitaria ». Atene vuole inoltre che le siano versati 1,9 miliardi di profitti ottenuti dalla Bce con i titoli ellenici, emettere 8 miliardi di euro in titoli a breve scadenza oltre il tetto già raggiunto di 15 miliardi, e, magari, anche attingere al fondo da 11 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche greche. L’obiettivo è un prestito ponte ora allungato fino a settembre (si parlava inizialmente di inizio giugno), per poter ripagare 2,3 miliardi di euro al Fmi a marzo e 6,7 miliardi di euro alla Bce entro luglio. Secondo Atene, il gioco potrebbe essere quello che gli europei chiamano «estensione tecnica» del programma attuale in scadenza il 28 febbraio, loro 'ponte'. Il problema è che le prime reazioni a Bruxelles sono tutt’altro che positive. L’idea di un piano da far controllare dall’Ocse non piace affatto, anche perché a metterci i soldi non è l’organismo, ma Ue e Fmi. Inoltre, ha tuonato Schäuble, «concedere sei mesi ad Atene è un errore». E Bce e Germania hanno già bocciato l’idea di un versamento dei profitti. «La Grecia deve estendere l’attuale programma di salvataggio, se vuole che si trovi una soluzione più ampia» ha detto anche il commissario europeo agli affari economici, Pierre Moscovici. Atene, ha avvertito Panos Kommenos, ministro della Difesa e leader della destra dei 'Greci indipendenti' alleata di Tsipras, potrebbe pensare a un 'piano B', e cioè «avere i finanziamenti da un’altra fonte», Russia o Usa.
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