sabato 31 gennaio 2015
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Il tema dominante della filosofia contemporanea è la questione della tecnologia, così come il tema dominante della filosofia antica era la questione dell’Essere e quello della filosofia medievale era la questione di Dio. Essere, Dio, tecnologia: al di là dei termini, ciò che la filosofia di ogni tempo ricerca è sempre lo stesso. La raffigurazione più comune a cui sono addivenuti i filosofi novecenteschi propone la tecnologia come un potenza superiore alla stessa volontà umana, capace di guidare la storia al di là delle stesse intenzionalità umane e anche in grado, a seconda delle congiunture, di concedere all’umanità la massima perfezione o di condurla sull’orlo del baratro, mettendo a repentaglio la sua stessa sopravvivenza. La filosofia contemporanea ha dunque constatato ampiamente la presenza nella nostra vita di questa potenza tecnologica superiore, autonoma, illimitata, che impaurisce e attrae, che permea di sé la vita umana e la stessa persona, che ha ormai preso le redini della storia, che trasforma con una velocità esponenziale la scena di questo mondo. La filosofia contemporanea ha appurato questo dato spesso con sconforto, con apprensione, con cupo e irreversibile pessimismo, talvolta però, ad esempio con Kurzweil e Kelly, anche con una buona dose di fiducia, speranza e positività. Da più di un secolo, insomma, la filosofia pone al centro della propria analisi la tecnologia: ne ha studiato le espressioni, gli effetti, gli aspetti morali, economici, psicologici, ma non ne ha tuttavia individuato la più intima identità. La tecnologia, per la filosofia, è rimasta un enorme punto interrogativo al centro della storia, che copre con la sua ombra tutto il reale, ma che non intende rivelare la sua essenza. Fino a qui ci ha condotti il vento filosofico.Da qui sono sopraggiunte le “folate” teologiche. Da una parte sottolineando il fondamentale ruolo dello Spirito Santo nella guida della storia; dall’altro rimarcando le variegate funzioni che la tecnologia svolge all’interno del Disegno divino. Per il primo aspetto, sotto il nome di Spirito Santo, o quello di Provvidenza, non vi sono mai stati dubbi per il cristianesimo che Dio conservi la guida (nonché la sussistenza) della storia umana o, altrimenti detto, che sia ancora impegnato nell’opera di creazione, impresa che vedrà la sua compiutezza quando, con il libero contributo dell’essere umano, sarà raggiunta la perfezione. Per il secondo aspetto, ovvero per le funzioni della tecnologia nel Disegno divino, il magistero della Chiesa ha offerto una quantità di riconoscimenti in certa misura inaspettata. Sul solo piano umano, è stato riconosciuto innanzitutto che la tecnologia risponde perfettamente alla missione divina di soggiogare la Terra, quindi consente all’umanità di rendersi libera collaboratrice dell’opera di creazione, nonché di realizzare, tramite tale attività, i caratteri di somiglianza con Dio. Oltre ciò si è elencata pure un’ulteriore serie non certo secondaria di benefici che la tecnologia apporta agli esseri umani: essa ci consente di realizzare la nostra umanità, ci alleggerisce dalle fatiche, ci regala tempo libero e, in esso, ci concede di dedicarci a ciò che effettivamente vale, ci stimola a porre le domande fondamentali del senso e, non certo come ultimo in ordine di valore, ci rende maggiormente liberi e, potendo esercitare un maggior grado di libertà, aumenta di conseguenza la nostra dignità di persona. Oltre a questo innegabile pacco-dono di valori, la tecnologia eleva anche l’essere umano fino al piano del compiere miracoli, o meglio fino al piano del compiere quello che un tempo era considerato “miracolo”: in certi casi riesce a far camminare gli storpi, a far generare le sterili, a far scomparire molte malattie e ad allontanare la morte, a moltiplicare le risorse laddove la natura è parca nel concedere…Dal piano umano al piano cosmico, il magistero ha sottolineato anche il potere di trasformazione proprio della tecnologia. Oltre ad umanizzare la condizione di vita degli esseri umani, la tecnologia contribuisce pure ad umanizzare il creato intero. Nel concetto di “umanizzazione” è analiticamente implicito quello di “divinizzazione”, essendo l’essere umano fatto a immagine e somiglianza di Dio. Affinché l’opera di trasformazione sia efficace è necessario, però, che non si fermi ad un livello esteriore ed accidentale, piuttosto penetri nell’intimità dell’ente da trasformare, in siffatto modo da comprenderne l’ordine e le dinamiche profonde. Asserendo che la tecnologia è capace di trasformare il mondo si sostiene così anche che essa sia in grado di coglierne la logica, ovvero di accertarne il Logos, nel quale, per il quale e in vista del quale tutto è stato creato. Ciò significa che essa attesta in maniera perentoria il meraviglioso ordine che contraddistingue il cosmo e la proporzionale grandezza del suo Autore. La tecnologia inoltre non si limita a riconoscere il “codice spirituale” che “fa girare” la materia, per calcare la metafora informatica, ma si adopera anche per velocizzarlo, potenziando la tensione e il progresso verso lo spirituale di tutto il creato. Informazione è sinonimo di immaterialità, e nel dualismo filosofico tradizionale al polo “materiale” si contrappone quello “spirituale”. Velocizzare il processo di spiritualizzazione del reale, detto in terminologia teologica, significa “anticipare il Regno”. In tal modo, dopo il piano umano e quello cosmico, la riflessione conduce linearmente verso la terza “funzione” che svolge la tecnologia nel Disegno divino, ovvero il suo ruolo escatologico. Giunti sin qui, individuare quell’identità essenziale della tecnologia che la filosofia ha così lungamente ricercato per il cristiano non dovrebbe essere compito improbo. Quasi tutti i filosofi in questione, al di là del chiamarla “tecnologia”, lasciano anonima l’identità essenziale di questa potenza e quasi tutti la temono, perché sembra essere sfuggita dalle mani dell’umanità. La teologia della tecnologia, invece, riconosce tale essenza – lo Spirito Santo che guida la storia – e non la teme affatto, anzi non desidera altro che ci conduca con solerzia al porto sicuro. Molti segnavia indicano che la tecnologia ci sta conducendo millimetricamente, ma degnamente, incontro al regno che viene, come una linea obliqua che, dal basso, decolla come potenziamento tecnologico, mentre dall’alto scende come salvezza.
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