venerdì 17 maggio 2013
​A una settimana dalla consultazione, il clima si fa pesante. In alcune strutture c'è spazio soltanto per la propaganda di chi vuole abrogare i fondi. Una mamma ha presentato anche un esposto.
Parlano di soldi, uccidono la libertà di Giuseppe Anzani
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​Il sito: «Sulla scheda vota B»​
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Distribuiscono volantini, appendono cartelli, fanno propaganda. A senso unico, naturalmente. Cioè a favore di quella che – sbagliando – considerano l’unica scuola pubblica. Con grave imbarazzo per i genitori che non sono d’accordo con le maestre. Non è escluso che le sorti del referendum di Bologna si decidano proprio tra le pareti delle scuole, dove è chiaramente inopportuno fare propaganda. Non perché sarebbe vietato espressamente dalla legge, ma perché – per ovvie ragioni – ne risulta un’informazione poco precisa e incompleta, del tutto condizionata dagli orientamenti del personale che lavora all’interno della struttura. L’atmosfera a Bologna in vista del referendum consultivo sul sistema integrato delle scuole dell’infanzia sta diventando bollente. A partire proprio dalle scuole cittadine. Talmente calda che una mamma ha presentato un esposto al Comune: al nido Alpi del quartiere San Donato del capoluogo emiliano ci sono solo i volantini che difendono l’opzione «A» al referendum del 26 maggio – quella che vorrebbe abolire il finanziamento comunale alle paritarie –  più un mega cartellone a firma delle educatrici. La voce di chi vuole mantenere le convenzioni con il voto – opzione «B» – invece, non appare.«Ho tentato più volte di appendere un volantino a sostegno dei fondi alle paritarie e me l’hanno sempre tolto – racconta Silvia, mamma di due bimbi, uno iscritto in un nido comunale, l’altra in una materna paritaria –. Ho chiesto alle maestre spiegazioni di quell’atteggiamento poco democratico e mi è stato risposto, con poco entusiasmo, che avrei potuto appendere il mio foglio solo fuori dal cancello. Esasperata, ho presentato un esposto, perché non mi sentivo accettata all’interno della scuola».Una brutta vicenda che non fa onore alle maestre e al personale della struttura. Ed è proprio nelle scuole di Bologna che si sta combattendo una silenziosa battaglia di trincea per la libertà di educazione e, in definitiva, il bene comune. Proprio ieri si è svolta la notte bianca delle materne comunali per informare i genitori sul tema del passaggio alle Asp della gestione delle scuole dell’infanzia comunali. Aule aperte fino a notte per parlare con i genitori del futuro delle materne del Comune riparando tutti insieme i giochi del giardino dell’asilo, ascoltando musica, facendo i pop corn e magari rivedendo qualche vecchio alunno.«Nulla di male, se non fosse che in quest’evento non c’è spazio alcuno per chi sostiene la nostra causa – dice Rossano Rossi della Fism –. Come si fa a dire che in questo modo i genitori sono liberi di scegliere?». Giancarlo è il papà di una bimba iscritta alla scuola dell’infanzia del quartiere Porto: «Alcune maestre hanno fatto passare la notte bianca come un laboratorio di attività scolastica – spiega – spingendo bambini e genitori a prendervi parte per guadagnare voti. Non lo trovo corretto, soprattutto perché mettono in mezzo i bambini che non c’entrano nulla». «Dopo la vicenda del volantino – dice ancora Silvia – sono in imbarazzo con le maestre e mio figlio deve rimanere in quella scuola ancora per due mesi. Non è bello trovarsi in un ambiente ostile quando si parla di scuola. Sono difficoltà in cui un genitore non dovrebbe trovarsi».Per l’esito del referendum questa mobilitazione dal basso sarà determinante e per questo, da una parte e dall’altra, si moltiplicano gli appelli per andare a votare, il 26 maggio. «È fondamentale che tutti i cittadini che sostengono la “B” si rechino alle urne – conclude Rossi – perché per vincere non bastano i generali. Serve la fanteria».​
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