mercoledì 21 marzo 2012
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Sorseggia un espresso e poi, soddisfatto, inizia a danzare per la strada. Lo spot televisivo della Illycaffè è noto a tutti, ma nessuno si stupisca se oggi l’attore – bello ed elegante come al solito – è un altro uomo: una persona con sindrome di Down. E se, girando canale, anche il ragazzo che si versa un Averna ha la stessa sindrome, e così pure il bimbo che sorride nel suo Pampers, è perché oggi si celebra la Giornata mondiale per la Sindrome di Down, l’occasione «per dimostrare che queste persone, se messe nelle condizioni migliori, possono integrarsi nella società e contribuire attivamente al suo sviluppo», sottolineano a Coordown, il Coordinamento delle associazioni che si occupano della patologia. «Possono laurearsi – spiegano –, lavorare con impegno, guidare l’auto, fare sport anche a livello agonistico...». Ovvio, si dirà. Certo, ovvio, se non fosse che il pregiudizio, anche quello sottopelle, di cui non ci accorgiamo, tante volte ci rende quantomeno distratti, e allora non è più così ovvio ad esempio assumere un portiere d’albergo Down, dare il volante all’autista Down, affidare la lettura del telegiornale al giornalista Down... Una provocazione? Forse. Di certo lo è l’iniziativa che Coordown ha concretizzato con la collaborazione di alcuni grandi marchi italiani e internazionali come Carrefour, Toyota, CartaSì, Pampers, Illycaffè ed Enel, nei cui spot per un giorno, oggi, gli attori originali lasceranno ruolo e movenze a "colleghi" Down. Lo stesso accadrà in alcuni programmi televisivi, che avranno come conduttori e ospiti proprio persone affette dalla "trisomia 21", eppure perfettamente in grado di lavorare (nel sito www.coordown.it già ieri era possibile vedere qualche fotogramma delle Iene con conduttore un divertito ragazzo Down). «Essere differenti è normale», giocano con le parole gli organizzatori, dicendo però una profonda verità. Peccato solo che – per citare Fabrizio De André – tutte le più belle cose durano solo un giorno, come le rose, e anche la campagna per questa Giornata, che è senz’altro un buon inizio, ma appunto un inizio. Perché da domani ben pochi portieri d’albergo, ben pochi autisti di linea, ben pochi giornalisti televisivi (o forse nessuno) avranno il sorriso simpatico e gli occhi a mandorla delle persone Down. «Noi puntiamo all’autonomia a partire da scuola e lavoro», spiega Sergio Silvestre, presidente di Coordown, che denuncia come «in alcuni territori le associazioni sono l’unica risposta ai problemi delle famiglie». Troppo spesso lasciate sole in una società mondiale schizofrenica, che naturalmente parla di "diritti dei disabili", che li festeggia pure, ma che poi finge di non vedere che in circolazione ce ne sono sempre meno, eliminati prima ancora che nascano. Alcune regioni del Nord Europa sono in gara tra di loro: l’obiettivo è arrivare per primi al record di "Paese Libero da persone Down". Derive già viste in passato, contro le quali anche una Giornata, una sola, trova il suo perché.
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