lunedì 6 agosto 2012
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​Le Acli, insieme a tutte le organizzazioni non governative italiane, hanno offerto alla Commissione ristretta che sta elaborando la riforma un contributo. Ce ne parla il presidente Andrea Olivero. È davvero importante riformare la cooperazione prima della fine della legislatura? C’è la necessità di una riforma che adegui strumenti e opportunità e ridia una visione alta e una visione prospettica alla cooperazione. Che ora la politica si dia tempi ristretti è significativo, purché non diventi una giustificazione per una proposta che sia solo "organizzativa". All’Italia serve una legge capace di durare, di disegnare la cooperazione del futuro.E come dovrebbe essere secondo le ong?Chiediamo una legge capace di porre l’Italia al centro di reti e processi internazionali, mettendo punti fermi sulla responsabilità e trasparenza degli aiuti, sulla coerenza delle politiche, sulle modalità di finanziamento della cooperazione, sui sistemi di governance mondiali. Una legge, che mostri la volontà politica di partnership globale con tutti gli attori internazionali, locali e della società civile, già presente negli Obiettivi del Millennio e indispensabile per garantire uno sviluppo sostenibile mondiale. Che ruolo deve avere l’aiuto pubblico?Per noi resta indispensabile la presenza di un aiuto pubblico finalizzato allo sviluppo sostenibile, ai diritti umani e alla pace come parte di una politica estera volta a rendere gli interventi coordinati e portatori di istanze pubbliche a favore del bene comune, evitando l’impressione che dietro ad alcuni grandi donatori si nascondano vasti interessi privati. La riforma deve poi salvaguardare le caratteristiche della cooperazione italiana.Quali sono?È cooperazione "di popolo", figlia di una storia di solidarietà e impegno diffuso, in particolare nel mondo cattolico, ancorata alla società civile e al territorio. Pur adeguandosi nelle forme organizzative e nei processi qualitativi è importante che resti fedele a una visione partecipativa e democratica, comunitaria e pluridirezionale, capace di assumere come punto nodale le relazioni tra diverse e distanti comunità locali. Compito della nuova legge è anche quello di trovare nuove modalità per formare ed educare alle relazioni giuste, ampliando la promozione del volontariato internazionale. Quindi una legge rivolta ai giovani.Si, che promuova stili di vita e di consumo sobri e sostenibili con l’obiettivo esplicito della promozione di un cambiamento tanto nei Paesi di realizzazione dei progetti quanto in Italia. Deve inoltre connettersi con le politiche di integrazione dei migranti: è necessario valorizzare le rimesse come investimenti per lo sviluppo. Insomma, occorre un salto culturale, una nuova visione del ruolo dell’Italia nel mondo, che porti a vedere la cooperazione con i Paesi in via di sviluppo come un investimento per il nostro Paese e per il suo futuro. Chiediamo perciò di coordinare il lavoro della riforma con il percorso avviato verso il Forum della Cooperazione affinché le riflessioni che emergeranno da quel processo possano essere compresi e integrati nella legge.
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