venerdì 14 dicembre 2012
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Lo rivela l’osservazione della realtà e lo confermano i numeri delle statistiche: in Italia ci si sposa sempre di meno e ci si separa sempre di più. Secondo l’Istat, a ogni mille matrimoni corrispondono 307 separazioni e 182 divorzi. In pratica, quasi la metà delle unioni finisce con lo sfaldarsi, generando spesso una spirale di controversie legali e di rancore in cui restano imprigionati anche i figli. Il recente episodio di quel ragazzino di Padova, strappato a forza dai parenti della madre per essere consegnato al padre, a cui era stato affidato dal giudice, ha riacceso i riflettori sulle conseguenze drammatiche che la rottura del legame coniugale ha soprattutto sui più piccoli. Rilanciando la necessità di una legge che obblighi i coniugi in crisi a comportamenti più civili, dando loro anche la possibilità di rivedere le rispettive posizioni. È questo lo scopo della proposta di legge avanzata dal Forum delle associazioni familiari, presentata alla Camera dalla parlamentare Udc Luisa Santolini (già presidente del Forum), per l’introduzione del “percorso preventivo obbligatorio”.«Si tratta di una vera e propria proposta da presentare al Tribunale, comprensiva di un progetto educativo sui figli – spiega Ernesto Emanuele, presidente dell’Associazione delle famiglie separate cristiane –. Con questo atto, i coniugi che intendono separarsi, mettono per iscritto, per esempio, la frequenza delle visite ai figli, ma anche che tipo di scuola dovranno frequentare, se seguiranno qualche tipo di sport e le modalità di visita ai parenti, zii e nonni, che troppo spesso, dopo una separazione, escono dalla vita dei ragazzi».La predisposizione di questo percorso può servire anche ad evitare il passaggio estremo della separazione. Tra la presentazione dell’istanza e la convocazione dell’udienza in Tribunale, infatti, passano generalmente diversi mesi. «Questo tempo – sottolinea Emanuele – può essere utilmente utilizzato per ripensare il rapporto di coppia e, magari, cercare di rimetterne insieme i pezzi. Non accade frequentemente, ma abbiamo avuto esperienze di coppie che, dopo aver intrapreso questo percorso, hanno abbandonato l’idea di dividersi».Conservare l’unità della coppia è anche lo scopo della mediazione familiare, come spiega Giuseppa Calò, autrice di “Prima di andare via... La mediazione familiare come risorsa”, pubblicato dalle Paoline.«Nelle cause di separazione – sottolinea – un aspetto importante che non viene adeguatamente considerato riguarda la tutela degli affetti significativi. Si tratta di tutti quei rapporti, sovente con parenti, che rischiano di venire travolti da una separazione. L’aiuto di un mediatore, che si pone come terzo neutrale tra i coniugi, può favorire la comunicazione nella coppia, facendo calare il livello di aggressività che non favorisce certo il dialogo e il confronto. Non si tratta di una terapia della famiglia – precisa l’esperta – ma la mediazione è senz’altro una buona risorsa perché permette di riflettere sul passo che si sta per compiere ed, eventualmente, di tornare indietro».Certo, perché la mediazione sia efficace è necessario che entrambe le parti siano disposte a farsi mediare. E questo, purtroppo, non avviene se non in una percentuale minima di casi. «È necessario diffondere la cultura della mediazione – osserva Giuseppa Calò – perché spesso le coppie non sono nemmeno a conoscenza dell’esistenza di questa risorsa. Che, invece, se ben utilizzata può evitare la rottura di tanti matrimoni».
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