giovedì 22 marzo 2012
​I disoccupati si sono tolti la vita in Puglia e Calabria. Il più giovane, 29 anni, dopo che era morto il padre non riusciva a mantenere madre e fratellini.
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​Il lavoro, anzi "il non lavoro" uccide, soprattutto se lo si perde in un paese del profondo Sud. È successo ancora. Due vite spezzate, nel Salentino e in Calabria. Scorrano, in provincia di Lecce, conta appena settemila abitanti. Lì, dove evidentemente le occasioni per trovare un nuovo impiego sono men che esigue, quasi nulle. Se poi a questa situazione già deprimente, si somma la scomparsa del proprio genitore ed il peso di dover pensare ad una mamma invalida ed ai propri fratelli, ecco che diventa tutto buio intorno e la mente spinge verso il gesto estremo, verso la decisione di chiudere con l’esistenza, di farla finita.In uno scenario simile a quello descritto è maturata, nella mente di un trentenne di quel paesino, la decisione di uccidersi, impiccandosi ad un lucernario della propria stanza da letto, lasciandosi andare dopo aver scritto un biglietto, nel quale si cerca di spiegare tutto, compresa l’impossibilità, morale ed economica, di tirare avanti.Un gesto tremendo, al pari dell’attimo in cui, l’altra mattina intorno alla 10, i familiari hanno fatto l’atroce scoperta, visto che il giovane non era ancora entrato in cucina per la consueta colazione. I suoi hanno fatto di tutto nel tentativo di salvarlo. Nulla da fare. I medici del 118 null’altro hanno potuto se non constatare la morte del giovane; i Carabinieri della Compagnia di Maglie hanno informato il magistrato di turno e, dopo la ricognizione cadaverica, la salma è stata riconsegnata ai familiari.E tutt’intorno è nero: nero come il lutto di quella vedova, che ora ha perso anche il figlio e può contare solo su un assegno di invalidità di poche centinaia di euro al mese: una somma assolutamente insufficiente per poter far fronte alle spese di una famiglia. Nero come quella carta – una cartella esattoriale della tassa sulla spazzatura – presagio funesto, ultimo indizio per costituire la prova che tutto ormai era perduto e che proseguire nel vivere era impresa disperata.Fino a qualche mese addietro, infatti, il giovane era impiegato in una cava di pietra leccese, nei dintorni di Maglie e, per arrotondare il salario, aveva iniziato a creare piccoli manufatti in materiale lapideo. Ma poi aveva perso il lavoro a causa della crisi ed ogni tentativo di trovarne un altro, qualsiasi, era fallito, tanto da determinare la resa definitiva.Scorrano ora è nello sgomento a partire dal primo cittadino, Mario Pendinelli, 45 anni, lista civica di centro, sindaco da dieci anni. «La famiglia viveva in un immobile del Comune e quindi non pagava affitto, non pagava anche il canone dell’acqua e ogni tanto percepiva alcuni contributi messi a disposizione dal Comune – dice – . La situazione è drammatica ovunque, ma nelle piccole realtà lo è diventata ancora di più perchè sono in crisi le piccole attività nei settori dell’artigianato, dell’edilizia, dell’agricoltura, che davano, ad esempio, la possibilità di far guadagnare "la giornata"». Adesso, «ogni giorno ricevo richieste di aiuto: "Sindaco, che devo fare? Mi devo dare fuoco?" e noi cerchiamo di fare quello che possiamo, se fai una cosa per una persona che ne ha bisogno – spiega – poi si cerca di fare qualcosa per un’altra. Ma è sempre troppo, troppo poco rispetto alla disperazione che ci circonda».Nelle stesse ore un uomo di 47 anni, di Montalto Uffugo (Cosenza), si è tolto la vita a causa delle precarie condizioni economiche in cui viveva. L’uomo, sposato e padre di una bambina di sette anni, disoccupato da due anni, si è sparato un colpo di pistola mentre era a bordo della sua automobile in una piazzola di sosta sulla statale 107. Anch’egli non era riuscito a trovare una nuova collocazione nonostante innumerevoli tentativi.Nell’automobile è stata trovata la pistola utilizzata per il suicidio, una calibro 9 sulla quale sono in corso le verifiche per accertare come mai fosse detenuta dal quarantasettenne. Nell’auto i carabinieri hanno trovato anche una serie di lettere che l’uomo ha scritto per la moglie, per la figlia e per gli altri familiari più stretti. Messaggi dal tono struggente, che non lascerebbero dubbi sulle motivazioni del gesto con cui ha voluto mettere fine alla propria esistenza.
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