mercoledì 20 giugno 2012
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Errani l’ha detto a Monti: «Prima di tutto le scuole». Bianchi lo ripete ogni giorno: «L’impresa è titanica, ma ce la faremo, anzi, ce la stiamo già facendo». L’impresa è quella di ridare un’aula a settantamila ragazzi, senza contare università, scuole materne e centri di formazione professionale. Nell’area terremotata ci sono oggi 152 scuole temporaneamente o parzialmente inagibili, 9 devono essere verificate, 65 sono completamente inagibili e 12 sono off limits per rischio esterno, mentre 191 sono agibili. Numeri ancora provvisori, perchè c’è "l’effetto porcellana", avverte l’assessore alla scuola della Regione Emilia Romagna Patrizio Bianchi: «basta una scossettina e all’indomani scopri che ti sei giocato un’altra struttura». Il terremoto sta concedendo una tregua, è vero. Il nemico, anche questo è vero, è diventato il caldo torrido che rende insopportabile la vita degli sfollati, scesi a quota 14.000. Il decreto per la ricostruzione, con i suoi 2,5 miliardi raggranellati attraverso la spending review e le accise sulla benzina, ha dato delle certezze. Al punto che la Mallinckrodt Dar di Mirandola è già ripartita con le produzione, assumendo altri operai e smentendo le paure di molti, che parlavano delle multinazionali del settore biomedicale in fuga dal distretto carpigiano. Il decreto del 6 giugno detta le regole per la ricostruzione degli immobili, per gli indennizzi alle imprese, per gli interventi sui monumenti e anche per la riparazione delle scuole. «Non abbiamo fatto ancora i conti, ma servirà una cifra importante» spiega Bianchi, che in queste ore fa spola da una riunione all’altra. E fa già un bilancio, quello della reattività emiliana: «grazie al personale della scuola siamo riusciti nella prima impresa - ci dice - che era quella di chiudere l’anno scolastico, gli scrutini di 72.000 ragazzi e poi gli esami; tutto questo con oltre duecento istituti inutilizzabili». Ora si tratterà di riaprirlo, l’anno scolastico: «entro l’autunno tenteremo di riaprire tutte le scuole che necessitano solo di riparazioni e miglioramenti antisismici (in pratica, le 160 temporaneamente o parzialmente inagibili) e dico subito che si dovrà lavorare sodo perchè non intendiamo transigere sulla sicurezza. Per ripararle i sindaci sono stati autorizzati dal decreto ad agire in deroga al patto di stabilità. Per quanto riguarda le altre (le 65 messe peggio) dovremo procedere alla ricostruzione e in quei casi dovremo fare delle gare europee. Quindi i tempi saranno più lunghi». La possibilità che una struttura riapra i battenti a settembre dipende dal livello del danno e dalla vetustà dell’edificio: «ci sono strutture secolari, che richiederanno interventi più complessi - ammette Bianchi - ma non possiamo certo abbattere dei gioielli come il rettorato di Ferrara...» La soluzione temporanea per chi non potrà rientrare nella propria aula in autunno, spiega il responsabile dell’istruzione, saranno «moduli prefabbricati che disporranno di tutti i servizi necessari, insomma soluzioni che permettano la massima funzionalità ad un sistema scolastico che deve mantenere gli standard di servizio "alti" cui gli emiliani sono, giustamente, abituati». Per raggiungere questo risultato è chiaro che si lavorerà, come dicono in assessorato, «aula per aula» pur sapendo di aver tempi ristrettissimi per restituire alla normalità - e quindi anche a quella dell’offerta formativa - una popolazione di quasi novecentomila persone. Senza alcuna eccezione e soprattutto senza alcuna esclusione: «le scuole paritarie saranno trattate come tutte le altre» è il commento finale di Bianchi.
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