sabato 25 giugno 2016
​Calabria, corteo per dire no alle minacce. Don Ciotti: siete i ministri del bene comune. Bindi: ognuno faccia la sua parte. Bubbico: serve un risanamento sociale e civile. (Antonio Maria Mira)
I 200 sindaci in marcia: «Più forti della paura»
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«Oggi ha sfilato una parte del Paese che non solo resiste, ma costruisce Per far sì che legalità porti giustizia». Queste parole del presidente di Avviso Pubblico, Roberto Montà, ben descrivono la 'Prima marcia nazionale dei sindaci sotto tiro', che ieri ha attraversato le vie e le piazze di Polistena. Oltre 200 amministratori locali con la fascia tricolore e i gonfaloni dei Comuni, molti vittime di intimidazioni e violenze. Hanno resistito a incendi e bombe, ieri anche alla pioggia che ha solo in parte disturbato l’importante iniziativa. Coi sindaci raccolti da Avviso Pubblico anche associazioni, volontari, testimoni di giustizia.

«Una bella giornata di unità delle istituzioni», commenta il governatore della Calabria, Mario Oliverio. Ma i protagonisti sono loro, sindaci di tutta Italia, la bella politica. «Siete ministri del bene comune – si rivolge a loro il presidente di Libera, don Luigi Ciotti – siete la cinghia di trasmissione della politica, la dorsale della democrazia. Siete la politica alta che amiamo, quella che citava  Paolo VI». La marcia parte da piazza Giuseppe Valarioti, giovane consigliere comunale di Rosarno ucciso dalla ’ndrangheta l’11 giugno 1980. Proprio davanti al palazzo confiscato al clan Versace e assegnato alla parrocchia di Santa Marina Vergina, guidata da don Pino Demasi. Si arriva in piazza 21 marzo, in ricordo della Giornata della memoria delle vittime innocenti di mafia, organizzata da Libera a Polistena nel 2007. Nomi e luoghi simbolo. Ma attenzione, avverte don Luigi, «ci hanno rubato la parola solidarietà. Troppo facile. Per tanti ci si ferma a un telegramma. Invece serve corresponsabilità. Non accanto, ma insieme». Poi insiste. «Serve una politica che sia veramente servizio per il bene comune, politica come passione e onestà. E noi dobbiamo valorizzare il buono senza far mancare la denuncia».

 

E la politica nazionale risponde. «Dobbiamo rompere l’alternativa tra essere sotto ricatto delle mafie e subire intimidazioni – afferma la presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi –. Bisogna uscire da questa tenaglia». Perché, avverte, «ne ha avuti troppi di martiri questo Paese. Se ognuno fa la sua parte eviteremo che chi lo fa sia esposto». Ma soprattutto, ed è un appello alla politica, «non facciamo scegliere la classe politica dalla magistratura». A partire dagli enti locali. «Serve una nuova alleanza coi Comuni – è l’appello del viceministro dell’Interno,  Filippo Bubbico –. Le reti di fiducia sono fondamentali. Dobbiamo aiutare i sindaci onesti che vogliono cambiare le cose a realizzarle. Ma serve un’ordinaria attenzione al rispetto delle regole. Dobbiamo garantire un recupero, una riabilitazione alle regole democratiche, un lavoro di risanamento sociale e civile». Ma, è l’invito di Bubbico, «mettendo da parte interessi elettorali per vere scelte di cambiamento, se no ci penseranno le mafie a dare risposte».

Insomma, sottolinea anche la presidente della Commissione di inchiesta sulle intimidazioni agli amministratori locali, Doris Lo Moro, «lo Stato deve fare un passo avanti ». Uno Stato che «c’è, è forte, è al fianco degli amministratori locali che hanno fatto una scelta di campo», assicura il prefetto di Reggio Calabria, Claudio Sammartino. Annunciando la nascita dell’osservatorio sulle intimidazioni ai sindaci (6 in tutta l’Italia) «per valutare attentamente, anche attraverso un’attività di intelligence, i fatti, le dinamiche e le iniziative da prendere. Lo Stato non abbandona nessuno, perchè siano un baluardo contro le infiltrazioni mafiose». Loro i primi cittadini 'sotto tiro' non si tirano indietro. Ma senza passare per eroi. «Non siamo sindaci antimafia, vogliamo essere sindaci della normalità» ci tiene a dire il sindaco di Condofuri, Salvatore Mafrici.

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