martedì 5 aprile 2016
Quasi la metà dei minori tra i 6 e i 17 anni (48,6%) non ha letto neanche un libro oltre a quelli scolastici nel corso di un anno. La povertà educativa è stata riconosciuta dal Governo: stanziato un fondo di 3 anni per contrastarla, la sfida nella sua applicazione.
«In Italia un milione di bimbi in povertà»
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Più di un milione di bambini e adolescenti in Italia vive in povertà assoluta. Un quindicenne su quattro non supera il livello minimo di competenze in matematica e uno su cinque in lettura. Quasi la metà dei minori tra i 6 e i 17 anni (48,6%) non ha letto neanche un libro oltre a quelli scolastici nel corso di un anno, il 55,2% non ha visitato un museo, il 45,5% non ha svolto alcuna attività sportiva e sono circa 425 mila i “disconnessi” da Internet, ovvero quelli che non hanno mai avuto accesso alla rete. Il 15% degli adolescenti non prosegue gli studi dopo il diploma delle medie. Tutti i dati sono qui.

Clicca sulla mappa per ingrandire e vedere i dati dell'Atlante dell'Infanzia a rischio di Save the Children Che cosa si intende per povertà educativa?

La povertà educativa, intesa come la mancanza da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni, è una condizione nella quale i più piccoli non solo sono deprivati delle stesse opportunità dei loro coetanei, ma vivono anche maggiori limitazioni dal punto di vista emotivo, nelle relazioni con gli altri e nella scoperta di se stessi e del mondo.Per la prima volta, con la Legge di Stabilità 2016, Governo e Parlamento hanno riconosciuto la gravità del problema costituendo un fondo sperimentale di tre anni, alimentato dalle Fondazioni di origine bancaria, per il contrasto alla povertà educativa minorile. Save the Children ha promosso un incontro per promuovere l'applicazione del nuovo Fondo sulla povertà educativa minorile. Tre sono stati i punti rilanciati da Save the Children per lavorare assieme alle istituzioni sul futuro dei bambini:

  • Un piano strategico per lo stanziamento delle risorse che presti attenzione alle realtà territoriali dove il fenomeno ha una maggiore concentrazione, per dare vita a vere e proprie "comunità educanti".
  • Interventi su base comunitaria ma anche individuale, come sostegni educativi personalizzati per i bambini e gli adolescenti che sono in povertà assoluta.
  • L'impostazione di un sistema di monitoraggio e valutazione, attraverso soggetti indipendenti, che misuri l'impatto degli interventi sui beneficiari diretti e sulla comunità.
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