giovedì 10 settembre 2015
Dalle associazioni dei separati gioia e dubbi. Il Motu proprio del Papa visto dai diretti interessati. C’è chi è soddisfatto e chi pensa di dover rivedere le proprie scelte.
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Soddisfazione, gioia, ma anche qualche perplessità e un filo di rammarico. Sono i sentimenti che attraversano le associazioni e i gruppi dei separati all’indomani della decisione del Papa di riformare il processo di nullità matrimoniale nella logica della semplificazione e della brevità. Piace anche la scelta di investire i vescovi della responsabilità diretta del processo – anche quello eventualmente breve – proprio perché la figura del pastore appare comunque più vicina rispetto a quella un po’ burocratica del vicario giudiziale. Soddisfazione e gioia, dicevamo. Le esprime per tutti Francesco R., 47 anni, artigiano di Treviso. Un matrimonio fallito alle spalle, senza figli, divorziato dal 2011. Un cammino complicato e doloroso il suo. «Era il 2008, qualche giorno prima di Natale. Mia moglie mi aveva lasciato e avevo capito che non c’erano più speranze di ricucire». Poi, grazie ad una serie di circostanze provvidenziali, l’incontro con don Sandro Dalle Fratte, responsabile della pastorale familiare della diocesi e animatore di un gruppo per separati e per divorziati in nuova unione. Francesco viene invitato a verificare la nullità del matrimonio. Incontro con il patrono stabile, compilazione dei documenti, attese e speranze. «Non voglio raccontare quello che ho passato. Dico solo che dopo 7 anni, sono ancora in attesa della sentenza di primo grado. Per me la decisione del Papa è straordinaria. Spero che serva per accelerare il mio caso, ma anche per quelli di altri amici che stanno vivendo la mia stessa attesa».Diversa l’accoglienza di Giuseppe C., ingegnere romano, padre di due figlie piccole, che fa parte del direttivo dell’Associazione famiglie separate cristiane. Fatica ad esprimere il suo disagio, poi sintetizza così il suo pensiero: «Finora mi sono impegnato per rimanere fedele al mio matrimonio, anche se ormai finito. Nei nostri incontri di preghiera riflettiamo spesso sul valore dell’indissolubilità e ci diciamo quanto sia difficile per noi, ma anche quanto importante, rispettare questo principio. Ora sembra che questa decisione del Papa mi costringa a rimettere tutto in discussione». Quasi che la semplificazione del processo di nullità si traduca ai suoi occhi in un invito implicito a rivedere scelte così radicali. «Non ho mai voluto prendere in considerazione la strada della nullità. Le mie figlie sono nate all’interno del matrimonio, ho un buon rapporto con quella che continuo a considerare mia moglie, anche se ormai le nostre strade sono del tutto diversificate. Perché dovrei dire che quel sacramento non c’è mai stato? Da anni porto la mia croce e vorrei essere sostenuto dalla Chiesa». Inutile spiegare che la decisione del Papa punta proprio a far chiarezza in situazioni come questa, per offrire la possibilità di una verifica e di un conforto. Non è un nuovo carico di sofferenza, ma una mano tesa per alleviarla. «Il Papa è guidato dallo Spirito e accetto quello che sta succedendo. Ma per ora ho solo dentro una grande confusione». E si tratta di uno smarrimento vissuto anche da altri separati in attesa di metabolizzare il fallimento del proprio matrimonio. Lo ribadisce Andrea Silvera, separato da meno di tre anni, due figli. Abita in provincia di Novara, anche lui fa parte dell’Associazione famiglie separate cristiane. Per il momento non vuole sentire parlare di nullità perché – spiega – «vorrei prima trovare qualcuno nella Chiesa che mi confortasse, che potesse spiegarmi cosa mi è capitato». La decisione del Papa? «Mi ha sorpreso. Voglio tanto bene a Francesco e capisco che ci sono tante persone che soffrono. Ma anch’io soffro. A me, accanto a questa iniziativa finalizzata a semplificare il processo per la nullità, sarebbe piaciuto un ufficio per prevenire la disgregazione dei matrimoni. Credo che anche evitare le sofferenze possa rappresentare un atto di misericordia». Un appello che nasce da un dolore ancora bruciante, in attesa che il Sinodo offra altre occasioni di conforto.
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