martedì 2 giugno 2015
​Una marcia e 4 giorni di iniziative in nome della riconciliazione con il popolo degli Inuit. Le ingiustizie commesse in passato dal governo e dalle Chiese: 150mila bimbi furono sottratti alle loro famiglie e comunità.
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“Guardiamo al passato e chiediamo perdono”. È l’invito rivolto ai fedeli dall’arcivescovo di Ottawa, monsignor Terrence Prendergast, per la Marcia nazionale per la riconciliazione con le Prime Nazioni (i popoli nativi del Canada) che si è tenuta nella capitale canadese. La Marcia ha dato il via a quattro giorni di cerimonie organizzate in occasione della consegna del rapporto finale della Commissione Verità e Riconciliazione (Trc) sulle sofferenze subite da migliaia bambini nativi canadesi nelle scuole residenziali finanziate dallo Stato e gestite dalle Chiese. 150mila bambini nativi affidati alle scuole residenziali gestite dalle Chiese Tra il XIX e XX secolo circa 150mila bambini nativi furono sottratti con la forza alle loro famiglie per essere “rieducati” in queste strutture, dove subirono maltrattamenti e abusi di ogni sorta.Separati dalle loro comunità e privati della loro identità culturale, molti dei sopravvissuti hanno sofferto di sindrome da stress post-traumatico e di turbe psichiche con conseguenze devastanti anche per le generazioni successive e per intere comunità native. Il dovere morale di riconoscere i torti inflitti ai nativi canadesi E alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questa tragedia sono finalizzate le cerimonie previste a Ottawa dal 31 maggio al 3 giugno, alle quali prenderanno parte, per la Chiesa cattolica, oltre a monsignor Prendergast , l’arcivescovo di Grouard-McLennan Gerard Petitpas, presidente dell’Associazione degli organismi cattolici firmatari dell’accordo sulle scuole residenziali per gli indiani (Cocsepi), monsignor Sylvain Lavoie, arcivescovo emerito di Keewatin-Le Pas e i membri del Consiglio autoctono cattolico del Canada. “E’ importante che sappiamo quanto è successo, che partecipiamo a queste manifestazione di solidarietà e di riconciliazione e che preghiamo insieme”, scrive nella sua lettera l’arcivescovo di Ottawa, che sottolinea “il dovere morale di riconoscere i torti commessi dalla Chiesa contro i nativi”. La maggior parte di queste scuole residenziali erano infatti gestite da organismi cattolici. Responsabilità riconosciute oggi dalla Chiesa canadese, da anni attivamente impegnata per la riconciliazione con numerose iniziative di solidarietà e di promozione umana a favore degli indiani, ancora oggi emarginati dalla società. La solidarietà espressa nel 2009 da Benedetto XVI con nativi canadesi Da ricordare che il 29 aprile 2009 Benedetto XVI, durante un incontro con una delegazione di esponenti delle Prime Nazioni canadesi, aveva espresso il suo dolore per le sofferenze causate dalla condotta deplorevole di alcuni membri della Chiesa nella gestione delle scuole residenziali, incoraggiando i popoli nativi ad andare avanti con rinnovata speranza. (L.Z. - Radio Vaticana)
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