lunedì 29 aprile 2024
Le accuse del Centro Donne, la replica del Movimento per la Vita, la precisazione della Usl sul non coinvolgimento di volontari pro life: una polemica locale diventa paradigma della querelle nazionale
La proposta delle primule da parte del Centro aiuto alla Vita di Aosta durante l'ultima Giornata nazionale per la Vita

La proposta delle primule da parte del Centro aiuto alla Vita di Aosta durante l'ultima Giornata nazionale per la Vita - -

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Improvvisamente e un po’ inaspettatamente il dibattito in merito alla corretta applicazione della legge 194 si accende in Valle d’Aosta. Il casus belli è stata una nota del Centro Donne contro la violenza di Aosta che fa sapere di avere raccolto segnalazioni di donne che «giunte in presìdi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza sono state negli stessi luoghi sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari». Il comunicato dettaglia precisando che sarebbe stato imposto «l’ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegni economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire, personalissima e spesso sofferta». Il Centro Donne annunzia anche che avvierà «azioni di monitoraggio della corretta applicazione della legge 194/1978 nel territorio regionale».

La notizia arriva nelle redazioni la sera del 26 ed esplode il 27. L’attenzione si sposta su quali siano i soggetti che avebbero “interferito”. L’Usl con una nota fa sapere «che non risultano volontari di associazioni pro-vita nei consultori o in ospedale e che nessuna segnalazione in tal senso è arrivata all’Azienda né da parte di cittadini né da parte di associazioni». Il Dipartimento politiche sociali dell’Assessorato a Sanità, Salute e Politiche sociali comunica inoltre «che agli uffici del Dipartimento nessuna segnalazione in merito è pervenuta dall’Associazione che gestisce il Centro anti Violenza».

A distanza di qualche ora, a chiudere il cerchio interviene anche il Movimento per la Vita - Centro di Aiuto alla Vita di Aosta che in una nota a firma di Mariarosa Rosso, con il marito Flaviano Tagliaferri referente da sempre del Movimento in terra valdostana, precisa «che non svolge attività presso presìdi sanitari pubblici del territorio regionale». E come principale associazione locale di riferimento per la tutela della vita nascente si domanda «quali enti siano coinvolti in questa azione», auspicando «una puntuale indagine dell’Ausl che possa fare chiarezza sulle segnalazioni denunciate».

Ma c’è di più: nella nota si ricorda anche come «il Movimento per la Vita italiano, al quale siamo federati, non ha appoggiato la proposta di legge di iniziativa popolare che prevedeva l’obbligo dell’utilizzo di esami strumentali (quali il battito cardiaco) alle donne intenzionate ad abortire». Rosso aggiunge che il Movimento per la Vita «sostiene le donne in difficoltà per una gravidanza, offrendo un sostegno morale e materiale, che non mina in alcun modo la libertà delle scelte. Sono sempre le donne che entrano in contatto con i volontari, non viceversa».

In occasione dell’ultima Giornata per la Vita, celebrata il 2 febbraio, il Movimento, in collaborazione con l'Ufficio Famiglia e Terza età diocesano, ha promosso una raccolta fondi intitolata “Un fiore per la Vita” per sostenere le attività del locale Cav. Ai donatori è stata offerta una primula, segno di rinascita e di speranza. «La risposta della comunità valdostana – racconta Tagliaferri – è stata molto positiva, superiore alle nostre attese, sia per le offerte ricevute sia per le espressioni di apprezzamento del volontariato svolto dal Centro di Aiuto. Con i fondi ricevuti intendiamo finanziare la serie di incontri “Comunicare con il bambino prima della nascita”, ormai giunto alla sua sesta edizione. Inoltre saranno utilizzati per il sostegno delle mamme in difficoltà che si rivolgeranno al Centro». Da quando esiste il Cav valdostano, aiutando le mamme, ha permesso la nascita di un centinaio di bambini.

Piccolo corollario finale: alcune testate nazionali hanno palesato un coinvolgimento nella vicenda di Francesca Lombardi, ginecologa obiettrice, volontaria del movimento per la Vita, che però, come fatto rilevare dalle stesse testate, è in pensione dal 2022. A quel punto alcune ricostruzioni hanno ipotizzato che ancora oggi sia chiamata nei consultori del Nord Italia per cercare di dissuadere dall’aborto, ma la diretta interessata spiega che dalla pensione «non ha più varcato la soglia di un consultorio né in Valle d’Aosta né altrove». Inoltre riafferma che nella sua vita professionale si è sempre mossa nel rispetto delle utenti e non ha mai costretto nessuna ad ascoltare il battito cardiaco fetale prima di una eventuale interruzione di gravidanza.

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