lunedì 13 maggio 2024
La premier alla riunione del comitato anti-frodi contro l'Unone Euorpea (Colaf): «Solo attraverso il rispetto delle regole è possibile assicurare che i fondi del Piano siano investiti per i cittadini»
Meloni: «Proteggere le risorse del piano da illeciti e criminalità»

Ansa

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Proteggere le risorse del Pnrr per evitare «che qualcuno possa sfruttarle per i propri interessi» o che finiscano «nelle mani della criminalità organizzata». Mentre in Europa si discute di un eventuale proroga del Next generation Eu (con posizioni ancora piuttosto distanti tra gli stati membri), Giorgia Meloni ha annunciato una stretta sui controlli dei fondi e sulla loro gestione. Lo ha fatto nel suo intervento alla riunione odierna del comitato anti-frodi nei confronti dell'Unione europea (Colaf, a cui l’ultimo decreto Pnrr ha affidato anche le funzioni di contrasto agli illeciti relativi al Piano stesso), ricordando che «sono in gioco circa 350 miliardi di euro tra Pnrr e Piano Nazionale Complementare correlato, RepowerEu, Fondo di Coesione 2021-2027 e Fondo di Coesione Nazionale».

Un’esigenza di «trasparenza e legalità» che va di pari passo quella del rispetto dei tempi di attuazione, ha chiarito la premier, e su cui l’attenzione del governo non è mai mancata. «Non devo di certo ricordare a voi – ha poi ragionato la presidente del Consiglio - quali sono gli elementi che contribuiscono ad attirare gli interessi della criminalità. Dalla mole ingente di risorse, alla complessità degli interventi e delle regole, dalle difficoltà organizzative alla fretta nell'implementazione delle misure per il rispetto delle scadenze. Proprio per questo, il governo ha lavorato in questi mesi per riorganizzare il Piano, rafforzare le strutture di gestione, semplificare le procedure e rendere le strutture amministrative più forti, più veloci e più efficienti». Insomma, «un altro passo avanti in questo percorso», che renderà il Colaf uno «strumento per proteggere le risorse europee a disposizione dell'Italia».

La decisione si inquadra nella più ampia strategia di accentramento dei controlli già messa in campo dal governo per altri settori ed emergenze e sarà quindi un’unica Autorità politica a incaricarsi della «della gestione unitaria delle risorse delle politiche di coesione, del Pnrr e dei fondi nazionali collegati».

Non è una partenza da zero, ha tenuto a precisare Meloni, piuttosto un «rafforzamento di un sistema articolato, che già funziona e i cui risultati sono stati riconosciuti anche in sede europea», frutto di un lavoro «della magistratura, delle forze di polizia e del sistema di controllo e audit messo a punto per le amministrazioni centrali nazionali e per i soggetti attuatori del Pnrr».

La scelta assume inoltre un peso specifico in vista delle elezioni per Bruxelles, con l’obiettivo di contribuire a scalfire l’euroscetticismo che continua ad attrarre le simpatie di una buona parte dell’elettorato di maggioranza. Anche per questo il capo dell’esecutivo ha precisato che «solo attraverso il rispetto delle regole è possibile assicurare che le ingenti risorse del Piano si traducano in investimenti concreti al servizio dei cittadini, delle famiglie e delle imprese di questa Nazione».

Sul fronte politico vanno poi registrate le parole della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che nel salotto televisivo di Fabio Fazio ha parlato di un’Italia «ben messa sulla sua implementazione, avendo già usufruito di oltre la metà dei fondi». È stato invece il ministro per gli Affari europei con delega al Pnrr, Raffaele Fitto, a replicare alle accuse di Elly Schlein sui ritardi e sul definanziamento di alcuni progetti: «Temo si sia fatta prendere la mano dalla campagna elettorale e parlando del Pnrr abbia fatto uno scivolone. L'ultimo decreto-legge convertito qualche settimana fa, ha garantito le coperture per intero a tutti i progetti che, con la revisione, abbiamo “dovuto” spostare fuori dal piano – ha chiarito –. Abbiamo “dovuto” proprio per evitare di perdere tempo ed avere il taglio delle risorse non raggiungendo gli obiettivi delle diverse rate, visto che molti di quei progetti non erano rendicontabili e mai avrebbero rispettato i tempi del Piano. Dichiarare che abbiamo perso tempo e fatto tagli è l'unica vera assurdità che andrebbe evitata».

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