sabato 11 maggio 2024
Sessanta minuti in prima serata. Appuntamento il 23 maggio su Raiuno. Ecco i temi del confronto. Ecco le differenze tra due leader.
Duello in tv tra la premier e la segretaria del Pd

Duello in tv tra la premier e la segretaria del Pd - Ansa

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Due visioni alternative. Della politica. Della società. Dell'Italia. Da una parte Giorgia Meloni, classe 1977 e primo premier donna della storia d'Italia. Dall'altra parte Elly Schlein, classe 1985, prima donna a guidare il Pd. Ecco le Sfidanti, ecco il duello tv del 23 maggio. Appuntamento su Rai uno. Prima serata. Bruno Vespa arbitro. Saranno sessanta minuti densi. Per capire. Sessanta minuti dove due leader donne spiegheranno l'Italia che vogliono. Che lavoro. Che giustizia. Quali diritti civili. Quale politica estera. Quale modello di governo. Quale scelte su politica estera e immigrazione. Insomma due Italie a confronto. Elly Schlein giocherà all'attacco. Accuserà Meloni di non avere un programma politico e una visione dell'Europa. Picchierà duro contro «i tagli alla sanità e l’ostilità verso un salario minimo che non vuole convincersi a garantire ai 4 milioni di lavoratori poveri di questo Paese». Ci sono frasi dette che Elly Schlein ripeterà: «Meloni è al governo ma è fuori dalla realtà, è chiusa nel suo Palazzo, ha completamente dimenticato l’urgenza di occuparsi delle condizioni materiali delle persone. Noi siamo diversi. Priorità sono la sanità pubblica, i salari bassi, la precarietà. Sono i 5 milioni di lavoratori in attesa del rinnovo del contratto...». Meloni guida il governo ed è la leader del primo partito. Non vuole farsi trascinare nelle polemiche. Metterà in fila le cose fatte. Gli obiettivi centrati. E si soffermerà sulle sfide che verranno. Difenderà il premierato attaccando le opposizioni che «vogliono un sistema in cui il Pd riesce a governare anche quando perde le elezioni». Ribadirà di essere "laica" sul tema del ballottaggio e di essere «assolutamente attenta a non toccare le prerogative del capo dello Stato». Meloni giocherà di rimessa, ma non rinuncerà a pungere il Pd anche sul caso Bari («Possiamo discutere se la norma sullo scioglimento dei comuni è adeguata, ma non si può chiedere che le amministrazioni di sinistra siano trattate diversamente dalle altre»), spiegherà la premier. Abbastanza inevitabile sarà un passaggio sulla vicenda di Ilaria Salis. Meloni ha già detto molto e un concetto verrà ribadito anche nella sfida tv: «La campagna politica che la sinistra sta mettendo in piedi rischia di non aiutarla...». Sarà un duello tutto sui contenuti. Meloni confermerà uno dopo l'altro i suoi obiettivi. Potremmo dire gli obiettivi del suo governo. Il taglio del cuneo contributivo nella prossima manovra. La volontà di andare dritti sui test psicoattitudinali per le toghe su cui «la maggioranza dei magistrati è d'accordo». L'impegno di cambiare la sanità affrontando sul serio la questione delle liste d'attesa. Ci sarà tanta Italia ma anche tanta Europa. Il voto europeo è dietro l'angolo. Meloni e Schlein vogliono pesare in Europa per portare risultati in Italia. La premier ha costruito un rapporto importante con la presidente del Consiglio Ue. Lo definirà «doverosa collaborazione istituzionale». E ripeterà che l'obiettivo è «portare risultati a casa per l'Italia».

Sessanta minuti. I temi si accavalleranno. Il duello sarà anche tecnico. Meloni sarà chiara sul premierato. Dirà con forza che il primo obiettivo della riforma «è garantire il diritto dei cittadini di scegliere da chi farsi governare, e mettere fine alla stagione dei governi tecnici, dei ribaltoni, alla stagione delle maggioranze arcobaleno che non hanno nessuna corrispondenza con il voto popolare». Poi il secondo: «Chi viene scelto dal popolo per governare dovrà poterlo fare con un orizzonte di legislatura per avere il tempo per portare avanti il programma con cui si è presentato ai cittadini. Tempo e stabilità sono condizione determinante per costruire qualsiasi strategia e quindi per restituire credibilità alle nostre istituzioni di fronte ai cittadini e a questa nazione con i nostri interlocutori internazionali».

​Elly Schlein ha deciso che Meloni si può battere incalzandola sull'«incapacità di occuparsi delle condizioni materiali delle persone». E ha individuato quelli che immagina possano essere i suoi punti deboli: la precarietà, i salari bassi, la sanità pubblica. Ripeterà frasi a effetto. Accuserà Meloni di raccontare un «Paese delle Meraviglie e di non capire che in questa Italia la gente fatica a fare la spesa». Sarà un botta e risposta duro. Un'ora di colpi anche bassi. Un esempio? Sanità parla Schlein: il governo Meloni ha tagliato le risorse. Sanità parla Meloni: falso, mai come oggi ci sono stati così tanti soldi a disposizione del Servizio sanitario nazionale. Due visioni. La differenze emergeranno con forza. Le carceri? Meloni ha già fatto capire: «Se la Schlein ritiene che il problema si risolva togliendo i reati non sono d'accordo. Io penso che si risolva aumentando le carceri e sostenendo la Polizia Penitenziaria. È questa la risposta seria dello Stato e del resto io non sono di sinistra». Il salario minimo: Schlein si ripeterà: «Sotto i nove euro non è lavoro, è sfruttamento... Non possiamo essere un Paese in cui i salari sono più bassi del 1990 e che il primo trimestre del 2023 è stato un trimestre d'oro per le banche con gli extraprofitti. Questo livello di diseguaglianza non è sostenibile».

È un duello tv che non si è mai visto. Sono passati trent'anni da quando Silvio Berlusconi sfidò Achille Occhetto. Ma chi sono davvero Meloni e Schlein? La premier è cresciuta nella destra romana, ha una figlia, Ginevra, avuta dall'ex compagno Andrea Giambruno. Celebre la sua frase, durante la campagna elettorale del 2019: «Sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana». Cresciuta solo dalla madre, da sempre rivendica le sue «origini popolari» e da sempre non nasconde il suo amore per il Signore degli Anelli di Tolkien. Elly Schlein è nata a Lugano, è stata attiva nel mondo civico e sempre a sinistra. Figlia di professori universitari, suo padre Melvin ha origini ebraiche askhenazite e proviene dall'odierna Ucraina. Schlein ha una compagna, Paola Belloni, e non ha figli. Appassionata di musica, suona anche pianoforte e chitarra. A fine campagna elettorale, nel 2022, ha dichiarato, in risposta a Meloni: «Sono una donna, amo un’altra donna, ma non per questo sono meno donna». Donne diverse. Approcci diversi alle grandi questioni che interrogano e scuotono l'Italia. La sicurezza sul lavoro e i 1.041 morti nel 2023. Il sostegno alle donne lavoratrici "targato" Meloni ossia la decontribuzione per le madri lavoratrici dipendenti con due figli sotto i dieci anni o con tre figli sotto i 18. «Insufficiente», secondo Schlein, perché discrimina tante donne precarie o con un solo figlio. Si potrebbe scrivere tanto suoi temi al centro del duello. Aborto, fine vita, natalità, asili nido, giustizia, sicurezza. Molto divide. Qualcosa unisce. Sia Meloni sia Schlein si sono candidate per l'Europa ma una volta elette non andranno in Europa. Poi la guerra. A febbraio una mozione del Pd approvata dal Parlamento impegna il governo italiano a chiedere il cessate il fuoco nella Striscia. Un successo per Elly Schlein raggiunto attraverso varie telefonate con la premier Meloni, che ha fatto astenere i suoi 159 deputati della maggioranza per consentire l'approvazione della mozione. Un momento di «coesione» sul Grande Tema della guerra in Israele. Un momento di coesione che si aspetta di capire se verrà seguito da altri sulle grandi sfide che attendono l'Italia.





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