Il cristiano è uno che c’è, sempre
sabato 4 maggio 2024
Come ci poniamo davanti alla morte? Di fronte a quel momento in cui i nostri cari stanno lasciando la vita terrena? Secondo Michel Houellebecq, romanziere francese di grido, è «falso affermare che abbiamo riscoperto il tragico, la morte, la finitudine eccetera. La morte non è mai stata così discreta come in queste ultime settimane. La gente muore in solitudine nelle stanze di ospedale o delle case di riposo, viene seppellita all’istante (o cremata? La cremazione è molto più adatta allo spirito del tempo), senza invitare nessuno, in segreto»: così ha scritto durante la pandemia da coronavirus. Per questo, è sintomatico che nel suo ultimo romanzo Annientare (La Nave di Teseo) sia Cécile, protagonista che non nasconde la sua fede cattolica, colei che si fa avanti per dire al fratello Paul, malato terminale di tumore, che lei per lui c’è, proprio nel momento che lo sta portando al trapasso: «Qualunque cosa accada, puoi sempre chiamarmi, lascerò tutto e verrò al tuo capezzale, mi ci vorranno solo poche ore. Puoi chiamarmi anche se è all’ultimissimo istante e non l’hai fatto prima, se non mi hai mai tenuta al corrente di nulla. Io ci sarò». Eccola, la vocazione del cristiano: esserci, in ogni caso. Per l’altro, per gli altri. Sempre. Perché Dio è così: lui c’è, sempre. © riproduzione riservata
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