martedì 30 aprile 2024
A istituire la festa di San Giuseppe lavoratore fu Pio XII nel 1955. Da Giovanni Paolo II a papa Francesco i segni di una profonda devozione. Il Messaggio del Concilio Vaticano II
Basilica di San Giuseppe al Trionfale: cappella del Sacro Cuore

Basilica di San Giuseppe al Trionfale: cappella del Sacro Cuore - Agenzia Romano Siciliani

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Un profeta come Geremia. Un giovane medico di straordinaria capacità e generosità, che curava gratuitamente i poveri come Riccardo Pampuri (1897-1930). Un religioso dalla profonda devozione mariana oggi co-protettore dei malati di Aids e di tumore come Pellegrino Laziosi (1265-1345). Sono alcuni dei santi festeggiati dalla Chiesa cattolica il 1° maggio. Su tutti, però, inutile dirlo, domina san Giuseppe, il padre putativo di Gesù, venerato come artigiano e lavoratore. A proclamarlo tale e a istituire la sua festa fu papa Pio XII, nel 1955, una domenica. Alla base, assieme alla filiale devozione verso il patrono della Chiesa universale, il desiderio di mettere in guardia dalla diffusione della propaganda marxista tra la classe operaia, recuperando il senso cristiano del lavoro. In particolare, negli auspici di papa Pacelli il 1° maggio «ben lungi dall'essere risveglio di discordie, di odio e di violenza» dev’essere «un ricorrente invito alla moderna società per compiere ciò che ancora manca alla pace sociale. Festa cristiana, dunque; cioè, giorno di giubilo per il concreto e progressivo trionfo degli ideali cristiani della grande famiglia del lavoro».

Un lavoratore nel settore petrolifero

Un lavoratore nel settore petrolifero - Imagoeconomica

Una prospettiva richiamata anche nel Messaggio ai lavoratori del Concilio Vaticano II: «la Chiesa – scrive Paolo VI - cerca sempre di comprendervi meglio. Ma voi dovete cercare a vostra volta di comprendere che cosa è la Chiesa per voi lavoratori, che siete i principali artefici delle prodigiose trasformazioni che il mondo oggi conosce: perché voi sapete bene che se non le anima un potente soffio spirituale esse saranno la rovina dell’umanità, invece di fare la sua felicità. Non è l’odio che salva il mondo! non è il solo pane della terra che può saziare la fame dell’uomo».
Inutile dire che la devozione a san Giuseppe percorre e alimenta la storia della Chiesa, richiamandone in particolare il ruolo di protettore del lavoro come mezzo per la salvezza eterna. Un’immagine fatta propria da Giovanni Paolo II che nell’enciclica “Laborem exercens" parla di “Vangelo del lavoro”. Tante e molto profonde le riflessioni del Papa santo che nel 1984 dedicò questa preghiera a san Giuseppe:


«Oggi, festa del lavoro ,
memoria liturgica di San Giuseppe lavoratore,
invoco di cuore la sua celeste protezione
su quanti lavorando
trascorrono la loro vita
et su quanti purtroppo
si trovano senza lavoro,
ed esorto tutti
a pregare ogni giorno
il padre putativo di Gesù ,
umile e semplice lavoratore,
aiutando sul suo esempio e con il suo aiuto
ogni cristiano
porti nella vita
il suo contributo di diligente impegno
e di gioiosa comunione».

Anche Benedetto XVI, che ne fu molto devoto, ha più volte richiamato il ruolo di san Giuseppe in rapporto al mondo del lavoro. Nell’omelia della Messa celebrata il 19 marzo 2006 disse: «L'attività lavorativa deve servire al vero bene dell'umanità, permettendo "all'uomo come singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione" (Gaudium et spes, 35). Perché ciò avvenga non basta la pur necessaria qualificazione tecnica e professionale; non è sufficiente nemmeno la creazione di un ordine sociale giusto e attento al bene di tutti. Occorre vivere una spiritualità che aiuti i credenti a santificarsi attraverso il proprio lavoro, imitando san Giuseppe, che ogni giorno ha dovuto provvedere alle necessità della Santa Famiglia con le sue mani e che per questo la Chiesa addita quale patrono dei lavoratori».

San Giuseppe e Gesù Bambino di Guido Reni

San Giuseppe e Gesù Bambino di Guido Reni - undefined

San Giuseppe e mondo del lavoro: il binomio è comparso spesso nelle catechesi di papa Francesco che al patrono della Chiesa universale ha dedicato dal 8 dicembre 2020 all’8 dicembre 2021 un anno giubilare accompagnato dalla Lettera apostolica “Patris corde” (con cuore di padre). Il 1° maggio 2013, poche settimane dopo la sua elezione al Pontefice, Francesco disse: «Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei dire di non perdere la speranza; anche san Giuseppe ha avuto momenti difficili, ma non ha mai perso la fiducia e ha saputo superarli, nella certezza che Dio non ci abbandona. E poi vorrei rivolgermi in particolare a voi ragazzi e ragazze a voi giovani: impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte».

Un’immagine luminosa quella indicata da papa Francesco in chiusura di preghiera, che molti mistici abbinano a san Giuseppe. Santa Teresa d’Avila scrive cosi: «Non so come si possa pensare alla Regina degli Angeli e al molto da lei sofferto col Bambino Gesù, senza ringraziare San Giuseppe che fu loro di tanto aiuto. Qualunque grazia si domanda a San Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada. Non mi ricordo finora di averlo mai pregato di una grazia senza averla subito ottenuta. Ed è cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori che il Signore mi ha fatto e i pericoli di anima e di corpo da cui mi ha liberata per l’intercessione di questo Santo benedetto». Sintetico ma molto profondo san Gregorio Nazianzeno: «Dio ha concentrato in San Giuseppe gli splendori di tutti i santi».


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