mercoledì 15 maggio 2024
91milioni MWh sono il consumo complessivo energetico dei colossi tecnologici americani: insieme rappresentano il 37° Paese in classifica per consumi di energia
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Le principali big tech del mondo, tra cui Amazon, Apple, Facebook, Google, Microsoft e Nvidia, emettono complessivamente più Co2 della Repubblica Ceca (130 milioni di tonnellate annue) e consumano più energia di Paesi come Belgio o Cile (91 milioni di MWh). Se fossero una nazione, queste sei aziende occuperebbero il 37° posto nel mondo nella classifica per consumi energetici, appena sopra il Cile e subito dopo il Bangladesh che conta una popolazione di circa 170 milioni di persone.

L’analisi prende in considerazione gli ultimi bilanci di sostenibilità dei sei colossi americani per capire il loro impatto sull’ambiente e delineare gli scenari futuri della sostenibilità del digitale: negli ultimi 3 anni il loro consumo energetico è cresciuto del 48%, ad un ritmo 5 volte superiore alla crescita del consumo mondiale. Stando ai dati del 3° rapporto 2024 dell’Osservatorio Esg Big Tech di Karma Metrix, società che misura, compara e migliora l’impatto sull’ambiente dei siti web, tra il 2021 e il 2022 la crescita del consumo energetico ha toccato il 3% nel mondo, ma è stato del 18,4% tra i colossi tech: se questi tassi di crescita dovessero confermarsi nel 2030 si può arrivare a ipotizzare che le sei aziende tecnologiche diventerebbero, se considerate nel loro complesso, il 12° Paese al mondo per consumo energetico, sopra anche all’Italia.

Intanto le aziende tech che hanno aumentato il loro inquinamento digitale sono quelle che stanno investendo di più nell’intelligenza artificiale. In tre anni (dati 2020, 2021, 2022) Microsoft, con 16,7 milioni di tonnellate, ha registrato un +41,8%. Meta con 8,5 milioni di tonnellate ha mostrato un incremento del +66,4%, mentre Nvidia con 2,7 milioni di tonnellate di CO2 annue ha toccato un aumento del +104% rispetto al periodo precedente. Il colosso del cloud e dell’e-commerce, Amazon ha prodotto più di 71 milioni di tonnellate, in aumento del +17,5%. In controtendenza positiva chi non ha ancora investito nell’Ai: è il caso di Google, che con 10,1 milioni di tonnellate ha segnato una flessione della CO2 emessa (-1,3%) e di Apple che con 20,6 milioni di tonnellate di Co2 emesse ha ottenuto una riduzione del -8,8% delle emissioni negli anni tra il 2020 e il 2022.


Anche il consumo dell'acqua per raffreddare i data center rappresenta un problema.
Per fare un esempio Google consuma tanta acqua quanto il Camerun

L’impatto delle big tech sull’ambiente non si traduce solo in consumi energetici ed emissioni di Co2, ma va considerato anche il consumo d’acqua necessario a raffreddare i loro data center. Soltanto Google, per esempio, nel 2022 ha consumato oltre 21 milioni di metri cubici d’acqua, il 63% in più rispetto al 2019. Questa quantità d’acqua è stato stimato che sarebbe sufficiente a dissetare per un anno circa 24 milioni di persone.

Tutte le aziende analizzate nel report di Karma Metrix hanno dichiarato e mostrato impegni concreti per alleggerire il loro impatto sul pianeta: Amazon che ha annunciato di voler generare più acqua di quella consumata entro il 2030, Meta, recuperando 2,3 miliardi di litri vorrebbe diventare Water Positive entro il 2030. Microsoft è invece la prima big tech water positive, ripristinando oltre il doppio dell’acqua che consuma e, attraverso i suoi progetti, fornendo acqua potabile ad oltre mezzo milione di persone.

Qualcosa si muove anche sui consumi energetici: Amazon ha dichiarato di utilizzare il 90% di energia da fonti rinnovabili, con l’obiettivo di raggiungere il 100% entro l’anno 2025. Anche Apple ha comunicato di voler ridurre le emissioni del 75% entro il 2030, mentre Google ha annunciato di voler utilizzare esclusivamente energia 100% carbon free entro lo stesso anno. Infine Nvidia, la realtà con la percentuale di crescita più impattante, sta lavorando sull’AI per rendere i suoi prodotti più efficienti e ridurre drasticamente il numero di emissioni.

In altre parole, le sei big tech sopra citate continuano a essere estremamente energivore e nonostante gli sforzi di queste aziende, la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni anche a causa della diffusione dell’Intelligenza artificiale, che per migliorarsi ed essere usata ha bisogno di una sempre più crescente quantità di energia.

Peraltro questi numeri che dovrebbero aiutarci a comprendere la dimensione del fenomeno sono perlopiù sconosciuti al grande pubblico: basti pensare che il 60% della popolazione mondiale ignora tuttora che la navigazione su internet e il web siano causa di emissioni di Co2. E nemmeno le compensazioni possono ritenersi una soluzione percorribile e sostenibile, se si pensa che nel 2021 sono state emesse in totale, nel mondo, 51 miliardi di tonnellate di CO2: per compensarle bisognerebbe piantare circa 2.400 miliardi di alberi che richiedono una superficie di circa 42,5 milioni di km2, che equivale a 2,5 volte la Russia. Se digitale e intelligenza artificiale impattano in modo crescente sul cambiamento climatico, secondo il Ceo di Karma Metrix, Ale Agostini «è fondamentale diffondere la consapevolezza e intensificare gli sforzi di tutte le aziende per renderlo più sostenibile. Sito web, App o AI: il digitale è sempre più energivoro è la parola d’ordine deve essere misurare e rendicontare la sostenibilità digitale» ma anche ridurre il più possibile il proprio impatto ambientale, con piccole scelte consapevoli e quotidiane in ambito digitale.

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