martedì 30 aprile 2024
Era stato trasferito nel sud della Striscia dopo che le forze israeliane hanno fatto irruzione nell'ospedale di Kamal Adwan. I genitori nel nord: «Ci sono i carri armati. Non possiamo andare»

Mentre la guerra infuriava a Gaza, il 27 novembre 2023 è nato prematuramente Yehia Hamuda. Quando le forze israeliane hanno fatto irruzione nell'ospedale in cui il piccolo era ricoverato a Jabalia, nel nord, è stato trasferito in un'altro ospedale nel sud di Gaza. Ma i suoi genitori, Sondos e Zakaria, sono rimasti bloccati nel nord della Striscia e da allora non hanno più visto loro figlio. A dividere Yehia dai suoi genitori sono appena 30 chilometri, quelli che separano Jabalia da Rafah. Sua madre Sondos e suo padre Zakaria raccontano: «Ci sono carri armati e bulldozer. Io e mio marito non possiamo andare, ci ucciderebbero». Con tristezza Sondos aggiunge: «Ho paura che mio figlio finisca per vivere da solo». Più di 34.000 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza durante l'offensiva israeliana, che ha devastato gran parte del territorio. Con le comunicazioni interrotte, sono passati tre mesi prima che i genitori di Yehia riuscissero a mettersi in contatto con l'ospedale che lo curava a Rafah e a verificare che stesse bene. La situazione per i bambini che nascono nella Striscia di Gaza è sempre più allarmante. Aaliyah, dottoressa del reparto di puericultura dell'Al Hilal Emirates Hospital di Rafah, ha raccontato che non ci sono abbastanza incubatrici per il numero di neonati di cui si ha bisogno e il personale medico è costretto a decidere a quali bambini dare la priorità. «Ci sono molti casi che richiedono la respirazione artificiale, ma non ci sono abbastanza dispositivi per tutti…Siamo arrivati al punto di dover scegliere il bambino a cui dare la priorità rispetto a un altro, in modo che possa vivere». La dottoressa Aaliyah racconta che «ad ogni turno, due o tre neonati muoiono, a causa di infezioni e della catastrofe sanitaria a Gaza». «Ci sono casi, – spiega –, che si trovano in una situazione molto difficile: non possiamo fornire loro un'assistenza completa. Ci sono bambini che sono nati nelle tende e a causa del freddo estremo li perdiamo. Inoltre, le madri non possono allattare a causa della mancanza di cibo, bevande e nutrimento, e questo aumenta il carico su di noi».

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