martedì 30 aprile 2024
L'anziana signora ha percorso oltre 10 chilometri, appoggiata a un bastone, per scappare dalla distruzione del suo villaggio nel Donetsk: «Non ho più niente» / IL VIDEO
Nonna Lidia mentre parla a un poliziotto

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Quando i soldati l'hanno vista avanzare tutta piegata sul suo bastone, per strada, da sola, si sono messi a urlare: «Nonna, nonna, dove vai?». Ma Lidia, esausta, coi suoi quasi 98 anni e negli occhi l'orrore del suo paese bombardato dai russi, non s'è fermata: «Il più lontano possibile». La storia di questa vecchina coraggiosa, che oggi lei racconta ai giornalisti da un letto in un rifugio di Pokrovsk, avvolta in un caldo maglione rosa, ha commosso l'Ucraina. Ed è cominciata settimana scorsa, quando Lidia dopo un terribile bombardamento ha deciso di fuggire per sempre da Ocherétine - una cittadina di circa 3mila abitanti, almeno prima che iniziasse la guerra, a 12 chilometri da Avdiivka, nel Donetsk - e cercare salvezza. Solo che ad aiutare, gli sfollati, non c'era nessuno: niente macchine in partenza, niente vicini di casa o conoscenti o gente per strada, «solo cadaveri» spiega l'anziana donna, «camminavo e vedevo soldati morti a terra, uno coperto, poi un altro scoperto. Quasi tutto era in fiamme, le case bruciate, io sentivo spari attorni a me. Potevo solo continuare a camminare».



E così Lidia ha fatto: quando s'è stancata, dopo un bel pezzo di strada, ha preso una tavola e l'ha usata a mo' di bastone; poi, avanti, tre, quattro chilometri fuori dalla città, dieci. Fino all'incontro coi due soldati: «Nonna, fermati!». Le hanno offerto un panino, per tranquillizzarla. Poi hanno chiamato la polizia, che l'ha portata a Pokrovsk, l'ha sistemata in un rifugio e le ha girato un video: «La sua storia è un segno di resistenza» ripetono gli agenti, mentre il comando delle forze armate ucraine ammette che la situazione al fronte è notevolmente peggiorata nelle ultime settimane, coi bombardamenti che si moltiplicano sui piccoli centri abitati. Lidia ha sentito da altri profughi che Ocherétine è ormai in mano ai russi, che lei è stata una delle ultime a lasciare la città: «Non ho più niente, sono venuta via anche senza l'orologio».





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