giovedì 2 maggio 2024
Dal presidente di Rondine - Cittadella della pace una proposta concreta ai segretari di partito, insieme a Camaldoli: offriamo formazione ai valori comuni e riflessione sulle guerre dietro l'angolo
Lavori di pace a Rondine

Lavori di pace a Rondine - Siciliani

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Stimati Segretari e Leader,

mi rivolgo a voi perché considero altissimo il vostro compito di servizio al bene comune, praticato qui in Italia, ma anche tenendo ben presente l’orizzonte dell’Europa, specialmente in questo tempo elettorale, e quello dell’intera famiglia umana, sullo sfondo della nuova epoca globale.

La nostra Costituzione assegna ai partiti politici un ruolo decisivo nella vita democratica, da cui discende la vostra responsabilità. Perché le aggregazioni che voi rappresentate siano sempre più all’altezza del loro compito è determinante un lavoro continuo di formazione.

Tutti voi siete già impegnati su questo fronte e lo dimostrano le molteplici occasioni di formazione “interna” e, necessariamente, “di parte”, come è giusto che sia nel cammino di un soggetto politico. È il segno di una sensibilità alla crescita continua e per questo mi permetto di sollecitare un’urgenza che in quest’ora planetaria assume il carattere di evidenza: una formazione centrata sul DNA più profondo dell’essere umano, sulla possibilità di costruire relazioni senza odio, iniziando proprio dalla politica; una pratica dei valori costituzionali che impregnino un pensiero e un’azione – in Italia e nello scenario internazionale – coerenti con quel magnifico “ripudio della guerra” fissato – speriamo per sempre – nell’articolo 11 della Costituzione Italiana.

Siamo certi che anche voi, come noi, avvertiate questa urgenza: e per questo vi raggiungiamo, radicati nei 27 anni dell’esperienza di Rondine, la Cittadella della Pace dove si formano i futuri leader di popoli che conoscono o hanno conosciuto le guerre. Sulla linea di chi il 24 aprile ha dato la sua testimonianza in Palazzo Vecchio a Firenze, in continuità con quanto avevamo detto alle Nazioni Unite, a New York, il 10 dicembre 2018, nel settantesimo anniversario della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo”, affermando: «La guerra ci ha reso nemici, oggi ci riconosciamo fratelli e sorelle». Sono giovani leader che hanno scoperto come la guerra nasca lentamente all’interno della persona umana e delle relazioni. Sono giovani che hanno avuto il coraggio di incontrarsi, di formarsi insieme a Rondine, di “stare a tavola col nemico” convinti che “l’unico nemico è la guerra”.

Dal loro coraggio e dalla loro determinazione abbiamo compreso che si può – e dunque si deve – convivere in pace tra persone anche radicalmente differenti, senza far nascere l’inimicizia, e dal fallimento di tante leadership mondiali abbiamo maturato la convinzione che in un mondo radicalmente cambiato occorra una formazione nuova che immetta nelle coscienze un paradigma capace di capire questo mondo. E di governarlo, per chi ha responsabilità politiche.

Abbiamo avuto la conferma che ogni guerra nasce nel decadimento sottovalutato delle società, davanti al quale la politica si è mostrata inadeguata. Così come ogni sogno – iniziando dal sogno europeo – nasce da relazioni di fiducia, da una tensione ideale tra persone che non annullano le differenze, ma le vivono pensando e costruendo un ambito più vasto e inclusivo.

Vi raggiungiamo pertanto con una proposta concreta.

Ogni formazione di “parte”, ai leader del presente e del futuro, deve essere coniugata con una formazione “comune”. Cioè con la visione di una umanità integrale, la consapevolezza dei beni comuni, la sfida di vivere positivamente le differenze culturali e politiche che sempre generano i conflitti, facendo crescere le persone e le società, sulle fondamenta dei diritti umani.

Vogliamo offrirvi l’opportunità di una formazione umana che preceda e si integri saldamente con quella formazione che ogni partito, con riferimento ai propri valori e alla propria tradizione, offre ai suoi iscritti e alla sua leadership, perché in chi si impegna in politica cresca una vigilanza che non faccia nascere mai il “nemico” nel pensiero, nelle parole e nei comportamenti: ma ogni persona resti soltanto l’avversario.

Un impegno che offriamo nella nostra piccola “casa di tutti”, a Rondine. Capisaldi? Il nostro Metodo, la testimonianza diretta dei giovani in arrivo dalle guerre, la riflessione sulle guerre dietro l’angolo.

“Avversari sì, nemici mai” potrebbe essere lo Zenit di un percorso formativo, anche da costruire insieme, confidando che quanti ne potranno usufruire godranno di un forte vantaggio, da riversare sui rispettivi partiti, sul dibattito politico, sui cittadini tutti.

Non siamo soli in questa proposta. L’amicizia storica di Rondine con Camaldoli fa sì che essa si innesti nel vigore etico-culturale e spirituale di cui fu intriso il “Codice di Camaldoli”, al quale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto rendere omaggio con la sua presenza nelle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario. A questa proposta si unisce infatti il priore Generale dei Camaldolesi, Matteo Ferrari, offrendo l’ospitalità e insieme la disponibilità a condividerne pienamente il cammino. Quei fondamentali del vivere civile, che innervarono la Costituzione Italiana e innescarono il sogno europeo, consegnandoci una lunga stagione di sviluppo e di pace, sono elementi comuni a tutti i partiti, e potrebbero trovare una ideale e concreta continuità nella disponibilità della classe dirigente, militante su fronti diversi, a consolidare insieme quel terreno condiviso, nel quale i messaggi diversi trovano una loro coerenza.

È sotto gli occhi di tutti: il clima globale di guerra rischia di soffocare il vero antidoto che è e resta la politica. Chiediamo in punta di piedi: c’è un impegno comune a contrastare le derive di odio e violenza, la lenta incubazione dell’idea di nemico? La classe politica è unita davanti al crescendo degli inconfondibili segnali di una cultura della guerra? Se sì, quel sì va piantato e coltivato sul terreno buono della formazione.

La nostra offerta di collaborazione è semplice: contribuire insieme, senza steccati, ad una elevazione morale, culturale e sociale comune, un fine alto per tutti i partiti.

Ce lo chiedono i giovani tormentati dalle guerre nelle loro case, ma anche i tanti ragazzi che voteranno per la prima volta al prossimo appuntamento elettorale europeo. Sognano con noi una Rondine – un mondo! – che brulichi (come sempre, più di sempre) di idee, di incontri, di diverse letture della vita, di culture partitiche perfino contrapposte, ma orientate per una volta nella stessa direzione. Chiedono politica, insomma. Ci chiedono e vi chiedono, a partire proprio dall’Italia, che l’Europa venga urgentemente rafforzata e rinnovata, spostando nuovamente il barometro globale verso il “tempo della pace”.

Proviamo?

Presidente di Rondine

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